Le cartoline da Plutone e Caronte catturate tre anni fa dalla sonda New Horizons, ora lanciata a tutta velocità verso un pianetino nella Fascia di Kuiper, ci hanno fatto conoscere più da vicino questi mondi compositi e ghiacciati, segnati da montagne, valli e crateri da impatto. Ora grazie al team della missione, dopo due anni di lavoro sono state rilasciate le prime mappe globali e topografiche del pianeta nano e del suo satellite.


Collage. Si tratta di mosaici e immagini stereoscopiche (ossia che danno la percezione tridimensionale delle superfici, perché catturate da diverse angolazioni o con diversi obiettivi) ottenuti accostando o sovrapponendo gli scatti delle fotocamere Long Range Reconnaissance Imager (LORRI) e Multispectral Visible Imaging Camera (MVIC) della sonda. I risultati del lavoro sono stati pubblicati sulla rivista Icarus (in due articoli: Plutone e Caronte), mentre le mappe sono state archiviate sul Planetary Data System della NASA, dove rimarranno disponibili per la comunità scientifica.
Parti di Plutone e Caronte sono rimaste in ombra nel fly-by della sonda, ma le mappe dettagliano circa la metà della superficie di entrambi i mondi, abbastanza da lasciarci - come al solito - sbigottiti.


La vetta. Su Plutone, le mappe topografiche hanno confermato la presenza del picco più alto nella catena montuosa dei Tenzing Montes, con la vetta più imponente che si innalza per 6 km dalla superficie (più o meno come il Kilimanjaro, in Kenya). Per mantenere questa altezza, spiegano i ricercatori, il rilievo deve essere formato da ghiaccio d'acqua, più resistente e durevole del ghiaccio volatile di metano e azoto trovato in altre aree di Plutone.

Diverse profondità. La mappa topografica di Plutone evidenzia che la distesa di ghiaccio della Sputnik Planitia, larga un migliaio di km, ha una profondità media di 2,5 km, che diventano 3,5 ai margini - le aree più depresse del pianeta nano. Più a ovest, nella parte occidentale della Tombaugh Regio (il "cuore" così riconoscibile nelle foto di Plutone) è visibile un sistema di creste e avvallamenti di oltre 3.000 km, le tracce di passate fratture della superficie.

Su Caronte, le nuove mappe confermano la presenza, al polo nord, di aree profonde 14 km - più della fossa delle Marianne - nonché di attività criovulcanica. La superficie accidentata del satellite conserva le tracce di un passato di frammentazione e distruzione della superficie.








