Plutone continua a riservarci sorprese. Dopo il “ghiaccio bollente” della regione di Sputnik Planum, ecco le colline di ghiaccio d’acqua, dei giganteschi iceberg che vanno alla deriva in un mare di ghiaccio di azoto.
Sulla base delle analisi delle immagini riprese lo scorso 14 luglio dalla sonda della NASA New Horizons durante il fly-by del pianeta nano, l'ipotesi che sta prendendo piede è che le numerose colline solitarie che costellano la pianura ghiacciata Sputnik Planum, all’interno del “cuore” di Plutone, potrebbero essere enormi frammenti di ghiaccio d'acqua staccatisi dai rilievi che fiancheggiano la vasta distesa glaciale e che costituiscono il lobo destro della Tombaugh Regio. Si tratterebbe di un’altra prova della complessa, dinamica e affascinante attività geologica presente sulla superficie del pianeta nano.
Moti complessi e lentissimi. Essendo costituite per lo più da acqua allo stato solido ed essendo quindi meno dense del ghiaccio di azoto che prevalentemente forma la vasta distesa in cui si trovano, le colline sarebbero in grado di galleggiare sullo strato di azoto che costituisce il fondale di Sputnik Planum, in maniera analoga agli iceberg terrestri nell'oceano Antartico, che lentamente scivolano in mare trasportati dai movimenti glaciali della terraferma.
Una volta raggiunto il cuore di Sputnik Planum, le colline sarebbero soggette ai moti convettivi dello strato di azoto, che le spingerebbero verso i bordi delle numerose celle in cui è frammentata la pianura. Qui, le colline si ammasserebbero, formando complessi larghi in media 20 km. Qua e là, si notano perfino catene di colline allineate lungo i percorsi solcati dai ghiacciai. La velocità degli spostamenti di queste colline è molto bassa, perciò possono impiegare milioni di anni per muoversi dalle regioni di origine ad altre aree distanti poche centinaia di chilometri.
Colline alla deriva. Un esempio notevole sono i Challenger Colles, situati nella porzione settentrionale della pianura e battezzati con questo nome in onore dell’equipaggio dell’omonima navetta spaziale esplosa nel gennaio 1986. Questo ammasso di rilievi di ghiaccio d’acqua misura circa 60 x 35 km e si trova oltre il terreno a struttura cellulare, quasi a toccare gli altopiani che costituiscono il bordo di Sputnik Planum. Gli addetti ai lavori ritengono che questo insieme di colline possa aver raggiunto una regione in cui lo strato di ghiaccio d'azoto è particolarmente sottile, tanto da non permettere a questi enormi blocchi di ghiaccio di scivolare ulteriormente.
Un corpo planetario congelato, ma attivo. Fenomeni come quello delle colline galleggianti mostrano un tipo di attività geologica ancora in corso su Plutone nonostante le bassissime temperature (circa – 230 °C).
Esso spiega perché i ghiacci nell’area a forma di cuore siano relativamente giovani, con un’età stimata attorno ai 10 milioni di anni. In attesa degli altri dati che la sonda New Horizons sta ancora trasmettendo, il quadro su questo remoto pianeta nano si sta comunque facendo sempre più chiaro.