Spazio

Le aurore di Giove riprese da Juno

Le prime immagini di Giove riprese dalla strumentazione scientifica italiana a bordo della sonda NASA Juno. «Nessun altro strumento, sia da terra che dallo spazio, è mai stato in grado prima d’ora di osservare l'aurora australe del pianeta in questo modo», spiega Alberto Adriani dell’INAF, responsabile dello strumento JIRAM.

Arrivano le prime significative immagini di Giove raccolte dalla sonda della NASA JUNO, ottenute grazie ad uno dei due fondamentali strumenti italiani a bordo della sonda statunitense: JIRAM (Jovian InfraRed Auroral Mapper), progettato per studiare la dinamica e la chimica delle aurore gioviane nel vicino infrarosso, e KaT (Ka-band Translator/Transponder), che analizzerà la struttura interna del pianeta, con l’obiettivo di mappare il campo di gravità di Giove.

Il primo flyby ravvicinato è, infatti, avvenuto con successo ed è stata la prima volta che JUNO si è trovata così prossima a Giove da quando è entrata nella sua orbita. Il passaggio radente del 27 agosto è il capofila di manovre analoghe – ben 35 – programmate per tutto il corso della missione, la cui vita operativa avrà termine a febbraio 2018.

Volteggiando ad un velocità di oltre 200mila chilometri orari, la sonda ha puntato sul quinto pianeta del Sistema Solare il suo set di strumenti scientifici ed ha iniziato a raccogliere preziose informazioni che da lunedì a giovedì tutto il team scientifico di JUNO ha analizzato a San Antonio in Texas per avviare le prime analisi comparate e correlate dei dati provenienti dai vari strumenti della sonda.

Sotto la pelle del gigante. «JIRAM – spiega Alberto Adriani, ricercatore dell’INAF e responsabile dello strumento – guarda sotto la pelle di Giove dandoci immagini ravvicinate del pianeta nell’infrarosso. Queste prime immagini dei poli nord e sud di Giove ci stanno rivelando aree calde e fredde del pianeta che non sono mai state osservate prima. Nonostante avessimo saputo che le prime immagini infrarosse del polo sud avrebbero rivelato l’aurora meridionale del pianeta, siamo stati affascinati nel vederla per la prima volta. Nessun altro strumento, sia da terra che dallo spazio, è mai stato in grado prima d’ora di osservare l’aurora australe nel modo come la vediamo in questa immagine. Vediamo un’aurora molto luminosa e strutturata. L’alto livello di dettaglio delle immagini ci potrà dire di più sulla sua morfologia e la sua dinamica».

I dati del video, invece, vengono dalle sessioni di calibrazione fatte all’inizio del mese di agosto e sono state realizzate misure per la caratterizzazione spettrale di aurore e atmosfera (tra cui Hot Spot e GRS) raccogliendo immagini per la mappatura delle aurore e dell’emissione termica del pianeta a tutte le latitudini da nord a sud.

«I risultati delle calibrazioni di JIRAM – dice Barbara Negri, responsabile dell’Unità Osservazione dell’Universo dell’ASI – fatte ad inizio Agosto hanno dimostrato che lo strumento si comporta come aspettato ed è iniziata l’attività scientifica a seguito del primo flyby ravvicinato di Giove.

Si tratta di un’ulteriore conferma della capacità dei team italiani sia scientifici che industriali di realizzare questo tipo di strumentazione, che è di fondamentale importanza per l’esplorazione del nostro sistema solare».

l video mostra JIRAM a bordo di Juno, che sonda il pianeta da Sud a Nord. Il video è composto da 580 immagini raccolte in un periodo di circa 9 ore in cui Giove compie quasi una rotazione completa sul proprio asse.

Il video mostra le due parti che compongono la fotocamera di JIRAM: quella inferiore, in scala di colore rosso, da utilizzare per mappare l’emissione termica del pianeta a lunghezze d’onda intorno a 4,8 micron e quella superiore, in scala di colore blu, da utilizzare per mappare le aurore a lunghezze d’onda intorno a 3,45 micron.

In questo caso il tempo di esposizione della fotocamera è ottimizzato per osservare l’emissione termica del pianeta. Tuttavia, nella parte superiore è possibile vedere una debole aurora ed il satellite di Giove, Io, che si avvicina al pianeta. La Grande Macchia Rossa di Giove è anche visibile appena a sud dell’equatore del pianeta.

La missione Juno in breve. Il viaggio della sonda è iniziato poco più di cinque anni fa, il 5 agosto 2011, e il suo arrivo a destinazione, l’orbita di Giove, è avvenuto lo scorso 4 luglio (in Italia era l’alba del giorno successivo) dopo un tragitto di circa tre miliardi di chilometri.

Scopo di JUNO è analizzare le caratteristiche di Giove come rappresentante dei pianeti giganti. Il ‘peso massimo’ del Sistema Solare può infatti offrire dati di fondamentale importanza non solo per approfondire le origini del Sistema stesso, ma anche per analizzare quelle dei sistemi planetari che man mano si vanno scoprendo intorno ad altre stelle, con particolare riferimento a quegli esopianeti di massa simile a Giove.

Una vista del polo nord di Giove ripreso da Juno da un'altezza di 78.000 km. I particolari dei fenomeni atmosferici sono ripresi con un dettaglio mai visto prima. Per esempio è stata osservata per la prima volta l'ombra di alcune nubi su altre nubi (in alto, a livello della linea che separa il giorno dalla notte) © NASA/JPL-Caltech/SwRI/MSSS

Il cuore di JUNO è l’italianissimo JIRAM (Jovian InfraRed Auroral Mapper), finanziato dall’ASI, realizzato da Leonardo-Finmeccanica e operato sotto la responsabilità scientifica dell’Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali (IAPS) dell’INAF.

L’altro componente italiano di Juno è KaT (Ka-Band Translator) uno strumento di radioscienza realizzato dall’Università La Sapienza di Roma, realizzato da Thales Alenia Space Italia (Una società Thales/Leonardo-Finmeccanica) sempre con il supporto di ASI.

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