Anche senza grandi esplosioni e getti di materiale espulso, l’impatto di LCROSS (Lunar Crater Remote Observation and Sensing Satellite) all’interno di un cratere sempre in ombra della Luna può essere considerato un successo. Sebbene i mass media siano rimasti delusi dalla mancanza di immagini spettacolari, i responsabili della missione garantiscono che gli obiettivi scientifici sono stati completamente raggiunti. Non sono tanto le immagini a contenere le informazioni sull’eventuale presenza di ghiaccio d’acqua sul fondo del cratere colpito, quanto la grande mole di dati spettroscopici raccolti, la cui lunga e laboriosa analisi permetterà forse di risolvere questo dilemma.
In realtà gli impatti sono stati due. Il primo da parte dell’ultimo stadio del razzo Atlas V Centaur, la cui massa era di 2.300 kg, che ha colpito la superficie lunare alla velocità di circa 9.000 km/h. La sonda LCROSS ha seguito di pochi minuti la sorte del primo impattore, schiantandosi a poca distanza. In questo breve lasso di tempo con gli strumenti di bordo LCROSS ha raccolto immagini e dati spettroscopici sul flash luminoso prodotto al momento della collisione e sulla materia sollevata.
Immagine della zona in cui si è schiantato sulla Luna ripresa dalla sonda LCROSS durante la fase di avvicinamento, la quale pochi minuti dopo ha seguito lo stesso destino.
Per chi s’aspettava un grande botto è stata una delusione. Niente colonne di polvere lunare. Niente lampi molto luminosi. Alle 13 e 31 (ora italiana) del 9 ottobre, quando è avvenuto l’impatto, anche i più potenti telescopi basati a terra non sono stati in grado di rilevare alcunché. Ma se dal punto di vista spettacolare questo “esperimento” è stato fallimento, per la scienza senza dubbio no. Si sperava di riuscire a osservare una colonna di polvere lunare, alta alcuni chilometri, sollevarsi dalla zona dell’impatto, invece niente. L’ipotesi più probabile è che la sonda abbia colpito un’area rocciosa anziché ricoperta di polveri e detriti. Ma forse le analisi dei dati raccolti potrebbero rilevare tracce d’acqua. Per avere la conferma si tratta di attendere alcuni giorni.
Immagine infrarossa ripresa da LCROSS dell’impatto dell’ultimo stadio del razzo Atlas Centaur. Le due immagini in basso mostrano un ingrandimento del flash prodotto al momento della collisone con la superficie lunare.
Come accennato nel post dello scorso 20 settembre, i dati raccolti da alcune sonde sembrano dirci che sulla Luna esiste l’acqua ed i luoghi dove più probabilmente possiamo trovarla è sul fondo dei crateri da impatto presenti nelle regioni polari che non sono mai illuminati dal Sole.
Per accertare questa ipotesi la NASA ha lanciato questa missione. E proprio all’interno di uno di questi crateri, denominato Cabeus, nella regione polare meridionale della Luna, sono andati a schiantarsi il razzo e la LCROSS. Proprio all’interno di Cabeus nei mesi scorsi la sonda LRO (Lunar Reconnaissance Orbiter) aveva rilevato tracce di idrogeno un indicatore della possibile presenza di acqua. Adesso, dentro Cabeus c’è un nuovo piccolo cratere di circa 20 metri di diametro, ma, a differenza degli altri, è artificiale perché prodotto da un manufatto costruito dall’uomo.
Che il ghiaccio lunare sia importante è fuori discussione. La Luna sarà la prima tappa nella ripresa della conquista umana dello spazio: gli Stati Uniti sperano di ritornarci entro il 2020. Poi verrà il turno di Marte. Ma colonizzare il nostro satellite non sarà semplice. Meno materiale ci si porta al seguito, meglio è. Quindi avere a disposizione in loco l’acqua rappresenterebbe un indiscutibile vantaggio.