Tralasciando gli ostacoli tecnici dei viaggi interplanetari e il problema non trascurabile di come tenerci in vita su Marte, restano alcune questioni importanti su come organizzare le future colonie umane sul Pianeta Rosso. In che modo sarà suddiviso il lavoro? Con quale moneta si pagherà? Trasferiremo laggiù gli stessi modelli politici e sociali che abbiamo creato sulla Terra?
giovani carini e disoccupati. Elon Musk, l'uomo appena incoronato persona più ricca del mondo con un patrimonio di 188,5 miliardi di dollari, ha evocato un'idea di società marziana che sta riscuotendo battute amare e non poche perplessità in Rete. In un thread su Twitter in cui immaginava i criteri utilizzati per selezionare i componenti di una futura colonia marziana, il fondatore di SpaceX ha precisato che «bisognerà fare in modo che chiunque possa andarci se lo desidera, con prestiti disponibili per coloro che non hanno denaro». Insomma non occorrerà per forza comparire nella classifica dei ricconi di Forbes per ottenere un biglietto di sola andata per il Pianeta Rosso: ma come sarà ripagato questo prestito? In dollari? Euro? In acqua e patate marziane?
Come ti recluto la forza lavoro. Quando gli è stato chiesto se intendesse dire che bisognerà lavorare per ripagare questi prestiti, Musk ha candidamente risposto che «sì, ci saranno un sacco di lavori su Marte!». Dunque anche i più squattrinati potranno trasferirsi sul Pianeta Rosso, ma con una valigia piena di debiti. Che una volta approdati in quel deserto inospitale andranno saldati. Come i più attenti hanno fatto notare, la società marziana immaginata da Musk potrebbe comprendere la prima forma di servitù debitoria interplanetaria (in pratica la possibilità di ripagare con il lavoro il costo della traversata, un inganno che nella Storia ha legittimato forme di sfruttamento equiparabili o persino peggiori della schiavitù vera e propria).
Andiamo oltre. Fortunatamente, se si partisse ora, Musk & co. dovrebbero sottostare al Trattato sullo spazio extra-atmosferico (Outer Space Treaty, 1967), che stabilisce che eventuali coloni spaziali sarebbero obbligati a rispondere alle leggi del Paese battente bandiera - in questo caso a quelle degli Stati Uniti, che hanno abolito la servitù debitoria nel 1833.