È arrivato dallo spazio dopo un lunghissimo viaggio, durato forse centinaia di migliaia, ma più probabilmente milioni di anni. È entrato nel nostro Sistema Solare con una velocità elevatissima, oltre 95.000 chilometri all’ora, e dopo essersi avvicinato al Sole, ora se ne sta tornando negli spazi siderali. Tra il 2018 e il 2019 passerà vicino ai grandi pianeti del nostro Sistema Solare per poi andarsene forse per sempre.
Stiamo parlando di Oumuamua, un asteroide con una forma molto singolare (assomiglia a un sigaro o a un'astronave) la cui storia per noi uomini inizia la notte del 19 ottobre 2017, quando il telescopio Pan-STARSS 1, che si trova alle Hawaii, ha inquadrato un puntino di luce che brillava nel cielo in una posizione dove fino alla sera precedente non vi era nessun oggetto noto.
Gli astronomi che lo stavano osservando hanno pensato di trovarsi di fronte a uno degli innumerevoli asteroidi o comete che ancora attendono di essere scoperti. Ma osservazioni più attente e precise hanno portato a calcolare l’orbita dell’oggetto con maggiore precisione. La sorpresa è stata enorme: la traiettoria percorsa dall’oggetto arrivava dall'esterno del Sistema Solare.
Non può essere una cometa. L'ipotesi che fosse una cometa proveniente dalla Nube di Oort ès tata scartata quando il misterioso oggetto celeste si è avvicinato al Sole: se fosse stata una cometa avrebbe dovuto comparire una coda. Ma così non è stato.
Per questo motivo doveva essere un asteroide e dalla Nube di Oort non partono asteroidi. Risultato: poteva essere soltanto un asteroide proveniente da un’altra stella o comunque dallo spazio interstellare.
Oumuamua. Per questo motivo è stato classificato definitivamente come asteroide interstellare e chiamato 1I/2017 U1 dove la lettera “I” sta proprio per “interstellare”. Gli è stato dato anche il nome di `Oumuamua, che in hawaiano significa “primo messaggero che viene da un’altra stella”.
Al momento di trova a una distanza di circa 200 milioni di chilometri dalla Terra e si sta allontanando, grazie all'effetto fionda del Sole, a una velocità ancora maggiore di quella con cui è entrato: 140.000 km/h. A inizio novembre aveva già superato l’orbita di Marte e raggiungerà quella di Giove il prossimo anno. Ogni giorno che passa la sua osservazione diventa quindi più difficile.
Un lungo sigaro. Ma di Oumuamua sappiamo già molto, grazie alle osservazioni già effettuate dal VLT (Very Large Telescope) dell'ESO (European Southern Observatory) e da altri osservatori.
In un articolo pubblicato su Nature, Oumuamua è descritto come un oggetto molto scuro, tendente al rosso (un colore simile agli oggetti delle zone esterne del Sistema Solare), con una forma affusolata con una lunghezza massima di 400 metri e una larghezza che nel punto più ampio è intorno ai 40 metri: una forma davvero insolita.
La sua luminosità varia in modo del tutto inusuale di un fattore dieci, mentre ruota sul proprio asse ogni 7,3 ore. È denso, probabilmente roccioso, non presenta polveri superficiali e non possiede quantità significative di acqua o ghiaccio. Si è capito che la superficie è scura e arrossata a causa dell'irradiazione da parte dei raggi cosmici nel corso di milioni di anni.
Se ne andrà per sempre. Stando ai calcoli dell’orbita, si ipotizza che Oumuamua sia arrivato dalla stella Vega, nella costellazione settentrionale della Lira.
Pur viaggiando alla velocità di circa 95.000 chilometri all’ora, che è quella stimata quando è arrivato nel sistema solare, c'è voluto così tanto tempo per questo viaggio interstellare, che Vega non era nemmeno nella posizione di oggi quando l'asteroide era là, vicino ad essa, circa 300.000 anni fa.
Stando ai ricercatori Oumuamua non è l’unico ospite interstellare presente nel nostro sistema solare, ma poiché oggetti simili sono molto fiochi e velocissimi, risultano difficilissimi da scoprire.