Sono trascorsi poco più di 2.030 giorni da quando il rover della NASA Curiosity è atterrato all’interno del cratere Gale di Marte e le prove che un tempo il cratere stesso fosse pieno d’acqua si fanno sempre più concrete. All’inizio del 2017 i geologi che lavorano per il Jet Propulsion Laboratory della NASA avevano annunciato la scoperta di strutture che sembravano il il risultato dell'essiccazione di un suolo in seguito al ritiro dell’acqua e che si erano successivamente fossilizzate. Dovrebbero risalire a 3/3,5 miliardi di anni fa.
Lo scetticismo iniziale. Ma i dubbi furono molti e queste conclusioni non furono accettate dall’intera comunità scientifica che studia la morfologia del Pianeta Rosso. Ora però, una nuova ricerca pubblicata su Geology conferma quella ipotesi e rivela nuovi dettagli sull’antico clima di Marte. «Ora siamo proprio sicuri che quelle strutture sono dei mudcrack», ha spiegato la responsabile dello studio Nathaniel Stein, geologa presso il California Institute of Technology di Pasadena.
I mudcrack, che in italiano vengono definiti come “poligoni di disseccamento”, sono strutture sedimentarie, composte per lo più da fratture di profondità e dimensioni variabili, che suddividono i terreni con forme poligonali. Si formano quando sedimenti fangosi si asciugano e si contraggono a causa dell’evaporazione dei fluidi.
«La cosa interessante», continua Stein, «è che tali strutture si trovano vicino al centro di quel che si ipotizza fosse un lago. Poiché le strutture si formano solo quando il letto di un lago viene esposto all’aria, significa che a un certo punto il lago si prosciugò interamente e che poi si riempì nuovamente d'acqua. Si tratta di cicli molto simili a quelli che si osservano per laghi terrestri».
In conclusione: i cicli. La roccia su cui si è concentrata l’attenzione della ricercatrice (vedi fotografia in apertura) è grande come un tavolino da tè ed è stata chiamata Old Soaker. Le conclusioni a cui è arrivata Stein sono state rese possibili grazie alle analisi chimiche eseguite sui poligoni e nelle fessure presenti tra gli stessi, utilizzando i vari strumenti di Curiosity. Così è stato ricostruito il ciclo a partire dall'essiccazione dello strato di argilla, proseguendo con la formazione delle fratture e, successivamente, con il riempimento di altri sedimenti.