Alcune aree del Pianeta Rosso furono in grado di supportare la vita per centinaia di migliaia di anni. È quanto emerge dalle ultime analisi del rover Curiosity tra le rocce del cratere Gale, con dati risalenti a un periodo compreso tra decine e centinaia di milioni di anni fa.
La loro composizione è mutata molto nel tempo, ma mai in un modo che possa aver precluso la possibilità di ospitare la vita, come annunciato dalla Nasa al meeting annuale dell'American Geophysical Union (AGU), il 13 dicembre 2016.


Ricostruzione. I nuovi studi offrono maggiori dettagli sul lago e sul sistema di canali che alimentarono il cratere miliardi di anni fa, e aggiungono al quadro anche i recenti dati ricavati sul vicino Monte Sharp.
Questo lago era in origine composto di acqua dolce, dal pH neutro. Col tempo divenne più acido e salato, e in alcuni periodi si prosciugò per tornare a riempirsi grazie all'affiorare di acque sotterranee.
Chimica complessa. Nonostante questi cambiamenti, l'area rimase sempre potenzialmente abitabile, se non altro per forme di vita microbiche, capaci di sopravvivere anche ai periodi di "secca". Gli scavi di Curiosity hanno anche evidenziato una complessità di minerali in vari siti del cratere e del Monte, con la presenza di argille di diverso tipo, magnetite, ematite e - per la prima volta - di boro, un elemento chimico semiconduttore mai rinvenuto finora su Marte.
Dinamico. Tutti questi elementi interagiscono con l'acqua superficiale e sotterranea, e fanno pensare a un ambiente "vivace" per mobilità di elementi e di elettroni. La presenza di una complessa chimica locale è quindi un indizio piuttosto affidabile della passata presenza di vita.
Se il boro marziano è simile a quello terrestre, le rocce in cui è emerso dovevano trovarsi a una temperatura tra 0 e 60 gradi °C e avere un pH da neutro ad alcalino. Entrambe le condizioni sono compatibili con la vita.