Si definisce near-Earth asteroid (NEA), ogni asteroide che transita in prossimità della Terra. In particolare, vengono inseriti in questa categoria quelli che hanno un’orbita che li porta ad una distanza dal Sole compresa tra 0,983 a 1,3 Unità Astronomiche (1 UA è pari a circa 150 milioni di km, la distanza che separa la Terra dal Sole).
A tutt’oggi, i NEA scoperti e di cui sono stati determinati con precisione gli elementi orbitali sono quasi 7.000, su una popolazione totale che è stimata dell’ordine delle centinaia di migliaia di oggetti.
Adesso, un recente studio, effettuato con i dati raccolti dal telescopio spaziale Spitzer della NASA su un centinaio di questi oggetti, rivela che i NEA possiedono un sorprendente vasta gamma di composizioni mineralogiche, molto più ampia di quanto si credesse finora. Questi risultati forniscono un grosso contributo alla migliore comprensione della natura e origine dei NEA, una popolazione le cui proprietà fisiche non sono ancora ben note. È come studiare i ciottoli del letto di un fiume per cercare di conoscere le montagne da cui provengono.
Immagini dell'asteroide NEA Itokawa riprese dalla sonda giapponese Hayabusa.
Dopo quasi 6 anni di funzionamento, nel maggio 2009, Spitzer ha esaurito il liquido refrigerante necessario per raffreddare i suoi rilevatori infrarossi. Adesso sta operando nella modalità cosiddetta "calda", anche se la temperatura effettiva è ancora piuttosto bassa, circa -240 °C. Due dei canali a infrarossi di Spitzer, i rilevatori a lunghezze d'onda più corte, sono perfettamente funzionanti.
Uno dei nuovi programmi della fase "calda" della missione è l’osservazione di circa 700 NEA per determinare le loro principali caratteristiche fisiche. Le osservazioni nell’infrarosso permettono di rilevare con maggiore accuratezza la composizione e le dimensioni di questi oggetti rispetto a quanto si possa fare nella banda visibile dello spettro elettromagnetico. Le osservazioni in luce visibile di un asteroide, infatti, non riescono a distinguere se un asteroide è grande e scuro, o piccolo e luminoso, entrambi gli oggetti, infatti, a secondo della loro composizione superficiale, e quindi del loro colore, possono riflettere la stessa quantità di luce visibile. I dati infrarossi, invece, permettono di determinare la temperatura dell'oggetto, da cui si possono ottenere informazioni molto più precise sulla sua composizione e in particolare sulle sue dimensioni.
Queste informazioni sono di estrema importanza per le future missioni spaziali, anche umane, di esplorazione di questi piccoli corpi planetari. È bene ricordare che il presidente Obama ha dato incarico alla NASA di realizzare una missione esplorazione umana di un NEA entro il 2025.
I dati raccolti mostrano che alcuni degli oggetti più piccoli hanno sorprendentemente una alta “albedo” (l’albedo è la misura di quanta luce solare viene riflessa dall’oggetto). Poiché le superfici degli asteroidi diventano più scure con il passare del tempo, a causa dell'esposizione alla radiazione solare e ai raggi cosmici, la presenza di oggetti con superfici più chiare, e quindi più luminose, sta ad indicare che essi sono relativamente giovani. Questa è la prova della continua evoluzione della popolazione dei NEA. Inoltre, il fatto che nel campione di asteroidi osservati esista una maggiore diversità rispetto a quanto si credeva, sta ad indicare che questi oggetti possono avere diverse origini. La maggioranza di essi proviene dalla Fascia Principale degli asteroidi, tra le orbita di Marte e Giove, ma altri potrebbero essere arrivati da regioni più distanti del nostro sistema planetario.
Il lavoro di Spitzer si accompagna a quello di un altro osservatorio orbitante della NASA, WISE (Wide-field Infrared Survey Explorer), una missione che ha come scopo quello di effettuare una mappa completa del cielo a varie lunghezze d’onda infrarosse. WISE ha già osservato più di 430 NEA, di cui più di un centinaio scoperti in tempi recenti. In un prossimo futuro, Spitzer e WISE ci forniranno un quadro più completo sulla natura e dimensioni dei nostri “vicini” cosmici e, nel malaugurato caso che uno di questi si trovasse in rotta di collisione con la Terra, potranno permetterci di mettere in atto delle eventuali efficaci contromisure.