Nel maggio 1967, i tre radar della rete di difesa antimissile statunitense
BMEWS (Ballistic Missile Early Warning System) progettata per identificare eventuali missili balistici provenienti dall'Unione Sovietica, finirono KO tutti nello stesso momento.
Pensando a un imminente attacco dell'URSS, gli Stati Uniti si prepararono a schierare l'aeronautica militare e le truppe di terra per una ritorsione. Fortunatamente, un gruppo di pionieri della ricerca solare fu in grado di dimostrare che il blackout era dovuto a un potente brillamento, e non a un sabotaggio nemico. La vicenda degna di un film di spionaggio è stata ricostruita, a quasi 50 anni di distanza, in un articolo pubblicato sulla rivista Space Weather.
Un cold case dello spazio. Delores Knipp, a capo dello studio, ha voluto ricostruire le circostanze storiche attorno a quella che si ricorda come una delle più potenti tempeste solari dell'ultimo secolo. «Se non fosse stato per un investimento precoce nell'osservazione e nelle previsioni delle tempeste solari e geomagnetiche, l'impatto del brillamento sarebbe stato di gran lunga peggiore» scrive.
All'avanguardia. I militari statunitensi avevano iniziato a monitorare le interferenze nel campo magnetico e nell'alta atmosfera terrestre già negli anni '50. Nel decennio successivo, per questo campo di studi fu istituita una speciale divisione della Air Force, la Air Weather Service (AWS), che si occupava della costante sorveglianza delle macchie solari.
Calcoli ottimistici. Il 23 maggio 1967 questi scienziati scorsero un brillamento solare visibile ad occhio nudo, e ipotizzarono una tempesta geomagnetica nelle 36-48 ore successive. Nessuno però aveva ipotizzato che le onde radio potessero investire la Terra anche prima, e soprattutto mettere fuori uso tre diverse stazioni di difesa antimissile.
Appena in tempo. Il colonnello Arnold L. Snyder, all'epoca studioso del Sole presso il North American Aerospace Defense Command (NORAD) fu interpellato circa una possibile attività solare in quelle ore, e aggiornò i vertici militari su quanto stava accadendo. Fortunatamente, l'informazione risalì tutta la catena di comando, fino al Presidente degli Stati Uniti Lyndon Johnson, in tempo per evitare un'azione militare.
Bersagliate. Tutte e tre le postazioni del BMEWS si trovavano alla luce del Sole, ed erano probabilmente state investite dalle radiazioni solari, che nelle 40 ore successive misero fuori uso gran parte dei sistemi di comunicazioni radio statunitensi.
Grazie, scienza. Quando la tempesta geomagnetica si affievolì, le stazioni tornarono a funzionare, confermando la tesi degli scienziati. L'evento ci ricorda quanto potente possa essere un evento geomagnetico. E, ancora una volta, di quanto concrete e importanti siano le ricadute della ricerca scientifica sulla nostra vita.