Nel 1604 la luce di una nana bianca esplosa in una supernova raggiunse la Terra: il fenomeno, abbastanza normale per quel tipo di oggetto, avviene quando una stella piccola e molto densa supera la cosiddetta massa critica strappando materiale a una stella compagna che le ruota attorno. In quel caso specifico, l'esplosione, proveniente da una distanza di soli 20.000 anni luce dalla Terra e presumibilmente avvenuta attorno al 18000 a.C., fu visibile anche a occhio nudo per diversi mesi: l'evento venne documentato da vari astronomi del tempo, tra i quali anche Keplero - e da lui la supernova prese il nome. L'animazione a inizio pagina è composta da serie di immagini riprese dagli strumenti del telescopio Chandra nell'arco di 15 anni, poi elaborate in falsi colori.
A distanza di oltre quattro secoli un gruppo di astronomi ha voluto analizzare ciò che resta di quell'esplosione. Il risultato ha sorpreso tutti: 400 anni dopo il primo bagliore della supernova, l'esplosione è ancora in fortissima espansione. Si potrebbe pensare che è ovvio, in quanto lo spazio è vuoto e nulla dovrebbe frenare il materiale espulso, ma in realtà è il materiale che, interagendo con se stesso, rallenta la sua corsa con l'andare del tempo.
Gli astronomi hanno focalizzato la ricerca su 15 nodi di materia (agglomerati) nell'enorme quantità di materiale espulso dalla supernova. Analizzandoli ai raggi X grazie agli strumenti del telescopio orbitale Chandra (NASA) i ricercatori hanno potuto stabilire che uno di questi agglomerati, più veloce di altri, si muove verso l'esterno a 37 milioni di chilometri all'ora. Mai si era registrato materiale espulso da una supernova con una velocità simile, e gli scienziati non sanno ancora dire se ciò sia stato determinato da un'esplosione estremamente potente o da un ambiente insolito attorno alla supernova.
La ricerca, pubblicata su Astrophysical Journal, rivela che la velocità media dei nodi è di 16 milioni di chilometri l'ora e che l'onda d'urto si espande a 24 milioni di chilometri l'ora; lo studio ha anche stabilito che la direzione di fuga è asimmetrica, e questo può significare solamente che l'esplosione non fu omogenea. Tutto questo suggerisce che la supernova di Keplero è stata tra le più violente di cui si abbiano testimonianze e che probabilmente vedremo l'espansione del materiale proseguire per secoli, se non per millenni.