Le supernovae sono le esplosioni che si verificano nella fase finale della storia di una stella con una massa almeno 8 volte superiore a quella del nostro Sole: producono un’enorme quantità di energia, tant’è che si possono osservare da una galassia all’altra. Generalmente quanto si verifica un’esplosione da supernova una stella viene dichiarata "morta".
A quel punto infatti la maggior parte della materia che la costituisce viene espulsa nello Spazio e talora si aggrega in altri luoghi a dare origine a nuove stelle. Ma ora un gruppo di astronomi ha scoperto una gigantesca stella che è esplosa come supernova due volte nell’arco di circa 50 anni. È un fenomeno che non trova corrispondenza in ciò che sappiamo su questo tipo di stelle. Iair Arcavi (Università della California a Santa Barbara), autore dello studio pubblicato su Nature, sottolinea l'eccezionalità della scoperta: «Quello che abbiamo osservato mette in crisi tutto quello che pensavamo di sapere su come funzionano tali oggetti».
Indagini da detective. Nel settembre del 2014 un gruppo di astronomi dell’Internediate Palomar Transient Factory "vide" l’esplosione di una stella a circa 500 milioni di anni luce da noi, quindi in un’altra galassia. Studiando la luce in arrivo i ricercatori poterono affermare che si trattava di una supernova di tipo II-P, ossia di una stella esplosa che doveva avere una massa almeno 9 volte quella del nostro Sole.
Osservandola nei giorni e nelle settimane seguenti scoprirono di essere in realtà di fronte a un oggetto strano: la luce della supernova, infatti, anziché scemare nell’arco di circa 3 mesi o poco più, come succede generalmente, rimase viva e continuò a brillare per oltre 20 mesi.
L’attenzione degli astronomi si concentrò su quella stella e, per capirne di più, andarono a cercare se nel passato era già stata fotografata. Scoprirono così che il telescopio di Monte Palomar aveva registrato un’esplosione nello stesso punto del cielo, nel 1954: la stella stella aveva prodotto due esplosioni da supernova!
Macchina ad antimateria. È possibile? In teoria sì: gli astronomi hanno già ipotizzato l’esistenza di supernove a "instabilità di coppia" (pulsational pair-instability supernova). Spiega Daniel Kasen, coautore della scoperta, «non possiamo escludere che la stella in questione fosse talmente calda e massiccia da aver creato nel suo nucleo dell’antimateria, che avrebbe reso instabile la stella provocando le ripetute esplosioni. Ma si pensava che situazioni simili si potessero verificare solo nell’Universo primordiale e che ora non esistessero più stelle con tali caratteristiche».
«Osservarne una ai nostri giorni è come incontrare un dinosauro vivo...», conclude il ricercatore. Se così fosse la storia della stella, chiamata con la sigla iPTF14hls, potrebbe non concludersi qui: esplosioni simili potrebbero ripetersi fino alla "catastrofe" finale, un'esplosione tale da trasformare ciò che resta in un buco nero.