Spazio

La superficie di Cerere sotto la lente di ingrandimento

L’orbita bassa su cui si è posizionata la sonda Dawn permette di riprendere immagini di una nitidezza eccezionale.

La sonda della NASA Dawn nel corso della seconda metà del dicembre scorso si è calata nella sua ultima orbita intorno a Cerere, a una quota di 385 km dal pianeta nano. Grazie a questa posizione privilegiata, ha iniziato lo studio della sua superficie con un dettaglio senza precedenti. Le immagini, riprese tra il 19 e il 23 dicembre 2015, rivelano sempre più dettagli dei crateri, delle montagne e delle pianure costellate da antiche e più recenti cicatrici lasciate da impatti di corpi cosmici.

Il 23 dicembre 2015 la sonda Dawn della NASA ha osservato questo cratere da impatto di Cerere, denominato Dantu, che è caratterizzato al suo interno da rilievi e ripidi pendii. Tali strutture si sono probabilmente formate quando la superficie del cratere è ricaduta appena dopo la sua formazione. La forma curvilinea dei rilievi ricorda quelle osservate nel gigantesco cratere da impatto Rheasilvia, su Vesta, osservato da Dawn tra il 2011 e il 2012. © NASA/JPL-Caltech/UCLA/MPS/DLR/IDA

I crateri di Cerere visti come non mai. Le prime immagini ad altissima risoluzione ad essere inviate a Terra riguardano una serie di crateri, rilievi e fratture della superficie su cui ci si interroga da quando la sonda, dopo essere stata per oltre un anno in orbita all’asteroide gigante Vesta, è arrivata alla sua seconda e ultima destinazione.

Grazie alle osservazioni di Dawn, sono emerse numerose caratteristiche del pianeta nano che hanno destato l’interesse degli scienziati planetari, tra cui spiccano le macchie brillanti all’interno del cratere Occator, ma, anche se di minori dimensioni, rilevate in più di 100 altre zone, che sono risultate essere costituite da depositi di solfato di magnesio (sale inglese, un noto lassativo), e la presenza di ammoniaca sulla superficie del pianeta nano.

Kupalo, un cratere giovane. La più intrigante delle nuove immagini è quella del cratere Kupalo, apparentemente uno dei più giovani di Cerere, che alla risoluzione di 35 metri per pixel mostra molti particolari interessanti. Il materiale di cui è composto lungo il bordo è chiaro e potrebbe trattarsi di sali, mentre la regione interna pianeggiante è probabilmente formata da materiali fusi a seguito dell’impatto e da detriti. Si sta ora cercando di capire se questo materiale chiaro è simile a quello che si trova all’interno del cratere Occator. Kupalo, che ha un diametro di 26 km, prende il nome dal dio della vegetazione e del raccolto della cultura russa.

La superficie fratturata del cratere Dantu di Cerere come è stato visto dalla sonda Dawn della NASA. Fratture simili si sono viste su Tycho, uno dei più giovani grandi crateri lunari. Questa struttura può essere il risultato del raffreddamento a seguito dell’impatto, o del sollevamento del suolo, dopo la formazione del cratere. © NASA/JPL-Caltech/UCLA/MPS/DLR/IDA

Fratture simili a quelle lunari. Dawn ha ripreso immagini anche della ricca rete di fratture presenti all’interno del cratere Dantu, che ha un diametro di circa 126 km. Fratture simili sono state osservate anche in uno dei crateri più giovani della Luna, chiamato Tycho. Tali fessure possono essere il risultato del raffreddamento del materiale fuso a seguito di un impatto, oppure del sollevamento del suolo dopo la formazione del cratere.

Un cratere simile per morfologia al più grande di Vesta. Un cratere da 32 km di diametro, che si trova a ovest di Dantu, è invece ricoperto da ripidi pendii e rilievi pronunciati.

Queste strutture probabilmente hanno avuto origine dal parziale collasso del cratere immediatamente successivo all’impatto che lo ha generato. La forma curvilinea dei pendii ricorda le immagini di Vesta riprese da Dawn tra il 2011 e il 2012, in particolare quelle del gigantesco cratere Rheasilvia.

Immagine dell'antico cratere da impatto da 40 km di diametro denominato Messor. © NASA/JPL-Caltech/UCLA/MPS/DLR/IDA

Infine il cratere Messor, di circa 40 km di diametro, situato alle medie latitudini dell’emisfero settentrionale di Cerere. Si tratta di un cratere da impatto vecchio, il cui interno è attraversato da strutture lobate forse costituite da materiale eiettato a seguito della formazione di un cratere più giovane situato a poca distanza dal suo bordo settentrionale.

Gli altri strumenti della sonda sono anch’essi al lavoro, come lo spettrometro a immagini VIR (Visual and Infrared Imaging Spectrometer) e il rilevatore GRaND (Gamma Ray and Neutron Detector), che con i loro dati ci permetteranno di determinare la composizione mineralogica e chimica della superfice di Cerere.

Nonostante alcuni problemi la missione prosegue. La sonda Dawn rimarrà posizionata sulla sua attuale orbita fino alla fine nominale della missione, prevista per il 30 giugno 2016, e continuerà a raccogliere dati finché le sarà possibile. Non è comunque da escludere che la missione venga prolungata almeno fino a che l'idrazina, che già scarseggia ed è diventata indispensabile per il controllo dell'assetto della sonda dopo la rottura delle ruote di reazione, non si esaurirà.

18 gennaio 2016 Mario Di Martino
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