Le stelle non sono sfere perfette: mentre nuotano subiscono infatti una dilatazione in prossimità dell'equatore, a causa della forza centrifuga. In rapporto alla velocità di rotazione e alle dimensioni dell’astro il risultato può essere più o meno marcato.
Anche la Terra subisce una analoga deformazione, per lo stesso motivo: sul nostro pianeta, la differenza tra il raggio polare e il raggio equatoriale è di 21 km. Sul Sole questa differenza è stimata in 10 km.
Ora un gruppo di ricercatori guidati da Laurent Gizon (astrofisico presso il Max Planck Institute, in Germania) ha selezionato una stella che nuota molto lentamente - tre volte più lentamente del Sole - ed ha una dimensione doppia rispetto alla nostra stella, per studiarne le dimensioni con una precisione mai ottenuta prima.
Attraverso l'osservazione delle contrazioni ed espansioni della stella - una tecnica chiamata astrosismologia - che è differente a seconda della latitudine, il team è riuscito a determinare la differenza tra il raggio equatoriale e quello polare: solamente 3 km, un valore estremamente piccolo se si pensa che il raggio dell’astro è di 1,5 milioni di chilometri.
Quasi una palla da biliardo. Kepler 11145123, questo il nome della stella, si trova a 5.000 anni luce da noi: nonostante la distanza, le espansioni e contrazioni periodiche producono variazioni di luminosità che possono essere rilevate con precisione dal telescopio spaziale Kepler (Nasa). «Lo studio, durato quattro anni, ci ha permesso di affermare che questo è l'oggetto stellare più tondo mai osservato e misurato, anche più del nostro Sole», ha commentato Gizon.
Non dovrebbe essere così. Quello che sorprende gli astronomi è il fatto che, per quello che sappiamo, Kepler 11145123 dovrebbe essere più schiacciata di quel che appare. Gli autori della ricerca (sommario, in inglese) sostengono che la sua rotondità potrebbe essere la conseguenza di un campo magnetico a basse latitudini - vicino cioè all’equatore - che compenserebbe la forza centrifuga dando sfericità alla stella.
I risultati di questa ricerca permetteranno di dedurre nuovi e interessanti dati sulle caratteristiche del campo magnetico delle stelle, un elemento di cui ancora sappiamo poco. «Il nostro prossimo obiettivo», spiega Gizon, «è quello di replicare lo studio su altre stelle osservate da Kepler, per capire come la velocità di rotazione e il campo magnetico interagiscano per influenzare la loro forma.»