Un paio di secoli fa, nel 1818, nasceva Karl Marx (maggio), si combattevano sanguinose battaglie di indipendenza in Sud America, Mary Shelley pubblicava la prima edizione di Frankenstein, un (oggi oscuro) demonologo francese pubblicava un Dizionario infernale, veniva osservata per la prima volta la cometa periodica 27P/Crommelin... Da allora a oggi, in questo intervallo di tempo di un paio di secoli, la stella HD 101065 compiva una sola rotazione attorno al suo asse.
Questa bassa velocità di rotazione - 190-200 anni - è qualcosa di inusitato, se la si confronta - per esempio - con la velocità di rotazione media del Sole, che è di poco più di 25 giorni.
Situata a 370 anni luce dal Sistema Solare, HD 101065 - nota anche come stella di Przybylski, dal nome dello scopritore Antoni Przybylski, si trova nella Costellazione del Centauro e da tempo affascina gli astronomi per la sua strana composizione chimica. Fin dalla scoperta, nel 1961, le analisi spettrali rivelarono al suo interno quantità insolitamente basse di ferro e nichel, ma elevate quantità di stronzio, olmio, niobio, scandio, ittrio, cesio e altri elementi - che risultano essere da 1.000 a 10.000 volte più abbondanti che non sul Sole.
Una categoria particolare. La stella è classificata come AP, ossia stella peculiare (P) caratterizzata da forti campi magnetici e abbondanza di alcuni metalli (AP). Per questi motivi HD 101065 è stata studiata a lungo, ma finora non era mai stato possibile determinare la sua velocità di rotazione - calcolata di recente da un team di astronomi coordinato da Swetlana Hubrig (Istituto Leibniz di Potsdam, Germania).
Lo studio è stato condotto grazie a particolari strumenti applicati a uno dei telescopi dell’ESO in Cile, per misurare la variabilità magnetica e la pulsazione della stella.
Spiega l’astronoma che «le misurazione del campo magnetico rilevate nell'ambito di questo studio, tra il 2015 e il 2017, confrontate con rilevamenti storici, seppure meno precisi, ci hanno permesso di determinare la velocità di rotazione della stella, che sembra aggirarsi attorno ai 190-200 anni».
Hubrig sottolinea che il risultato è ancora aleatorio, perché i dati analizzati coprono un periodo di soli 43 anni - ancora poco per l'arco di tempo di riferimento.
Il motivo per cui stelle di questo genere ruotano così lentamente, al punto che alcune potrebbero compiere una rotazione anche in 300 anni, è ancora sconosciuto: per adesso si lavora all’ipotesi che siano "frenate" dal loro intenso campo magnetico, capace di rallentarle fin dai primi stadi della loro vita.