Sembra ieri, ma sono passati quasi 5 anni da quando il 29 novembre 2005 la sonda giapponese Hayabusa (“falcone” in italiano) si posò per circa 30 minuti sul piccolo asteroide Itokawa nel tentativo di raccogliere qualche grammo della sua superficie polverosa. Se tutto fosse andato secondo i programmi, i preziosi campioni raccolti sarebbero tornati a terra nel giugno 2007. Ma il volo interplanetario di Hayabusa è stato ben diverso da quanto previsto. La sonda, infatti, è andata incontro ad una serie di malfunzionamenti di alcuni dei suoi apparati che hanno rischiato di far fallire la missione. Oltre a perdite di propellente, problemi al sistema di alimentazione elettrica e comunicazioni interrotte per mesi, dei quattro motori a ioni di cui è dotata soltanto uno ha continuato a funzionare, costringendo i responsabili della missione ad una serie di profonde revisioni della sua traiettoria, che hanno ritardato di tre anni il suo ritorno a casa. La sua travagliata avventura spaziale dovrebbe concludersi, infatti, verso la metà del prossimo giugno.
Immagine di Itokawa, la cui lunghezza è di circa 400 metri, ripresa dalla sonda giapponese Hayabusa durante il suo primo avvicinamento per raccogliere dei campioni della superficie dell’asteroide. L’ombra della sonda è chiaramente visibile all'interno del cerchietto bianco.
Adesso sembra che tutto proceda regolarmente, ma bisogna attendere prima cantare vittoria perché qualcosa è andato storto anche nel corso delle fasi di prelevamento dei campioni. Durante quei delicati momenti si è verificato infatti l’ennesimo malfunzionamento. Hayabusa, per effettuare la raccolta di campioni del suolo dell’asteroide, è stata dotata di uno speciale fucile (una specie di “lupara”) che, mentre la sonda sfiorava la superficie, doveva sparare un proiettile di tantalio che avrebbe fatto sollevare dei getti di materiale che sarebbero stati catturati dal sistema di raccolta. Ai controllori di terra risulta che il fucile abbia fatto cilecca, per cui esiste il fondato dubbio che quando la capsula di rientro in cui dovrebbero essere custoditi i campioni verrà aperta al suo interno non ci sia niente.
Il programma originario di prelevamento dei campioni prevedeva che la sonda avrebbe sfiorato per tre volte la superficie dell’asteroide, ma in uno di questi casi è rimasta posata su Itokawa per circa mezz’ora, per cui si spera che un pò di materiale sia rimasto intrappolato nel meccanismo di raccolta.
La capsula di rientro, del peso di 18 kg, si separerà dalla sonda madre quando questa transiterà in prossimità della Terra tra poco più di 2 mesi ed entrerà nell’atmosfera ad una velocità di 12,2 km/s, una volta che il suo moto sarà rallentato, grazie all’attrito con l’aria dello scudo termico che la proteggerà dalle altissime temperature che verranno raggiunte, si aprirà un paracadute che dovrebbe farla posare dolcemente in una remota regione desertica dell’Australia meridionale.
Attraversando l’atmosfera, la capsula darà origine ad un bolide artificiale, la cui luminosità dovrebbe raggiungere un valore di picco di -6,7 magnitudini, superando di molte volte quella di Venere. Il fenomeno inizierà ad un’altezza di circa 200 km e sarà visibile in buona parte del continente australiano. Questo bolide artificiale verrà seguito da osservatori basati a terra e da un aereo su cui sarà imbarcato un gran numero di strumenti. Al momento non resta che incrociare le dita, sperando che tutto vada come previsto.
Un filmato di 21 minuti che illustra le varie fasi della missione è visibile color=#ff0000>QUI