Il 1 dicembre partirà dal Giappone una missione spaziale di grande interesse e di notevole complessità. Sulla rampa di lancio del Centro spaziale di Tanegashima, in Giappone, è pronta la sonda Hayabusa 2, la cui destinazione è l’asteroide 1999 JU3.
La missione è di quelle estremamente complesse e lunghe. Soltanto una tecnologia di altissimo livello e una buona dose di fortuna permetteranno di portarla a compimento, raggiungendo gli obiettivi preposti.
Motore innovativo. Hayabusa 2, infatti, volerà spinta da una motore ionico, ossia in grado di creare una spinta attraverso l’emissione accelerata di ioni (atomi senza un elettrone) dall’ugello principale. Un metodo per viaggiare nello spazio che richiede poco carburante, ma ha un difetto: non è molto veloce, tant’è che la sonda arriverà all’asteroide nel 2018.
TANTI ROVER. Una volta entrata in orbita vi rimarrà per circa un anno e mezzo. Durante questa fase della missione dapprima mapperà con grande dettaglio la superficie dell’asteroide. Ciò darà modo agli scienziati a terra di scegliere alcune aree dove scendere per prelevare i campioni di suolo.
L’asteroide ha un diametro di circa 900 metri e verrà esplorato a fondo con vari rover. Il principale, pesante 10 kg e costruito dall’agenzia spaziale tedesca, si muoverà sul suolo attraverso una specie di molla in grado di fargli compiere dei brevi salti. Altri rover, molto più piccoli, verranno depositati in altri luoghi per raccogliere materiale.
270mila: il numero di asteroidi catalogati ufficialmente
Missione esplosiva. Ci sarà anche un’esplosione in prossimità della superficie che verrà effettuata attraverso una carica esplosiva portata a bordo della sonda. Nei piani degli scienziati, l'eplosione provocherà un piccolo cratere e porterà alla luce il luce materiale sottostante e quindi non alterato dalle radiazioni cosmiche. La sonda preleverà campioni anche di questo materiale.
Ritorno a casa. Una volta riempita la stiva di tali campioni Hayabusa 2 inizierà il viaggio di ritorno che la vedrà depositare sulla Terra la capsula con il prezioso carico nel 2020. Una missione dunque, che ricalca la precedente Hayabusa 1, la quale però riportò a casa campioni di suolo di un asteroide in quantità davvero minime per uno studio approfondito.
CONOSCERE IL NOSTRO PASSATO. L’interesse per gli asteroidi è notevole perché possono essere considerati come i mattoni del nostro sistema solare: scontrandosi e fondendosi tra loro diedero origine ai pianeti rocciosi. Gli asteroidi rimasti nel nostro sistema solare sono uguali a quelli che diedero origine ai pianeti e studiarli sarà come studiare il sistema solare primordiale.
Conoscere il nostro futuro. Un altro aspetto che spinge gli scienziati a conoscere meglio struttura e composizione degli asteroidi è il fatto che alcuni di essi sono pericolosi per la Terra.
L’asteroide 1999 JU3 è uno di essi: un giorno - seppur lontano - potrebbe entrare in rotta di collisione con il nostro pianeta. Sapere come è fatto permetterà agli scienziati di affrontare 1999 JU3 (e altri asteoidi) nel migliore dei modi qualora si debba intervenire per deviarlo o distruggerlo.
Il nome Hayabusa (はやぶさ) significa falco pellegrino.