La sonda Cassini, che da più di 5 anni sta esplorando il sistema di Saturno, lunedì scorso ha effettuato il passaggio più ravvicinato al satellite Enceladus, immergendosi nei pennacchi di vapore d’acqua ghiacciato che fuoriescono dalla superficie di questa misteriosa luna. I dati raccolti, una volta esaminati, potrebbero consentire di rilevare molecole organiche relativamente complesse frammiste al materiale eiettato nello spazio.
I geyser di Enceladus, emessi da lunghe fenditure presenti sulla superficie della regione polare meridionale, furono scoperti dalla sonda Cassini nel 2005. Le cause che sono all'origine di questi pennacchi sono ancora in discussione, ma c'è la sensazione che sotto uno strato di ghiaccio superficiale relativamente spesso sia presente dell’acqua liquida, un ambiente potenziale per l’eventuale sviluppo di una qualche forma di vita a livello batterico.
Immagine di Enceladus ottenuta lo scorso 2 novembre dalla sonda Cassini mentre si stava avvicinando al satellite saturniano, prima di attraversare il getto di vapore ghiacciato ad un’altezza dalla superficie di soli 100 km.
Finora, la Cassini aveva mantenuto una prudente distanza dalla parte più densa del pennacchio, volando a non più di 260 chilometri dalla superficie del satellite, ma i responsabili della missione hanno ora cambiato politica, dopo aver stabilito che i minuscoli granelli di ghiaccio che formano gli estesi pennacchi non rappresentano un pericolo per la sonda per i suoi strumenti.
Lunedì scorso la sonda è arrivata a soli 100 chilometri dal polo sud di Enceladus, laddove i giganteschi “spruzzi” ghiacciati fuoriescono dalle cosiddette “strisce di tigre”, famose strutture morfologiche superficiali della luna che sono localizzate in corrispondenza delle lunghe fratture. L’enorme mole di dati raccolta nel corso di questi passaggi è ancora in fase di trasmissione alle stazioni di terra, con la speranza, una volta che saranno analizzati, di poter trovare qualcosa di inatteso e finora sconosciuto.
Dato che il pennacchio è più denso avvicinandosi alla superficie, l'ultima “immersione” potrebbe rivelare molecole finora non scorte ad altezze maggiori, comprese quelle che potrebbero denunciare un accenno alla presenza di una qualche forma di vita microbica.
Recenti misure basate sul rapporto delle abbondanze di alcuni isotopi indicano che la composizione di Enceladus è stranamente simile a quella delle comete. Ciò farebbe pensare che questa luna saturniana potrebbe non essersi formata nei pressi di Saturno ma in regioni più esterne del nostro sistema planetario.
Nel prossimo aprile 2010 la Cassini potrebbe effettuare un tuffo ancora più profondo, ma senza utilizzare i propulsori di bordo, in modo da misurare con estrema precisione l'effetto gravitazionale della luna sulla sonda, permettendo così di determinare molto accuratamente la sua massa.