Per la prima volta nella storia dell’Astronomia è stata ottenuta l’immagine di un pianeta extrasolare in orbita attorno ad una stella simile al nostro Sole. Finora, gli oltre 300 esopianeti conosciuti sono stati individuati solo in maniera indiretta, ma questa volta il corpo celeste è chiaramente visibile in un’immagine ottenuta dal telescopio da 8 metri di diametro “Gemini North” presso l’Osservatorio di Mauna Kea (Hawaii). Si tratta di un gigante gassoso simile a Giove ma con una massa circa otto volte maggiore e con una temperatura superficiale molto più elevata, circa 1.500 °C, rispetto ai -110 °C dell’atmosfera del gigante del Sistema Solare. La scoperta è stata fatta da un gruppo di astronomi canadesi dell’Università di Toronto impegnati nella ricerca di pianeti attorno a stelle di tipo solare.
Prima immagine di un pianeta extrasolare (in alto a sinistra) ottenuta con il telescopio “Gemini Nord” dell’Osservatorio di Mauna Kea (Hawaii). Finora le immagini di pianeti in orbita attorno ad altre stelle erano dei disegni artistici, questa invece è un’immagine autentica!
Il nuovo venuto nella sempre più numerosa famiglia dei pianeti extrasolari orbita attorno ad una giovane stella di tipo spettroscopico K7, conosciuta con l’anonima sigla 1RXS J160929.1-210524, la cui massa è pari a circa l’85% di quella del Sole e si trova da noi ad una distanza di circa 500 anni luce in direzione della costellazione dello Scorpione. Benché dall'analisi spettroscopica siano state individuate nell'atmosfera tracce di acqua e anidride carbonica, il pianeta a causa della sua alta temperatura non è adatto alla vita.
Ci sono comunque alcune peculiarità. In particolare, il pianeta si trova ad una grande distanza dalla stella madre: circa 330 volte la distanza che separa la Terra dal Sole. In confronto, il più lontano pianeta nel nostro Sistema Solare, Nettuno, orbita a circa 30 volte la distanza Terra-Sole. Scoprire un compagno di massa planetaria così lontano dalla stella madre è stata una sorpresa, e costituisce una sfida per le attuali teorie sulla formazione dei sistemi planetari. Per raggiungere questi risultati gli astronomi canadesi hanno utilizzato la tecnologia dell’ottica adattiva per ridurre le distorsioni dell’immagine causate dagli effetti della turbolenza dell'atmosfera terrestre.