L’aspetto di Giove, da quando alla fine del 2009 nel corso del suo moto orbitale si è avvicinato prospetticamente troppo al Sole per poter essere osservabile, sino alla sua riapparizione avvenuta poche settimane fa, è molto cambiato. Le prime immagini, riprese appena è emerso dal bagliore solare, mostrano infatti che una delle sue gigantesche bande di nubi, la “Fascia Equatoriale Meridionale”, non esiste più. Un fenomeno del tutto imprevedibile che ha colto di sorpresa il mondo scientifico.
I profondi cambiamenti subiti in pochi mesi da Giove sono chiaramente visibili in queste due immagini riprese a quasi un anno di distanza. NEB sta per “Northern Equatorial Band”, mentre SEB per “Southern Equatorial Band”.
Già in passato i sistemi nuvolosi del pianeta gigante del Sistema Solare (la sua massa è pari a poco meno di 320 volte quella Terra e circa 2,5 volte quella di tutti gli altri pianeti) avevano subito dei cambiamenti appariscenti. Ad esempio, tra la fine del 1973 e del 1974, quando le navicelle “Pioneer” 10 e 11 arrivarono a Giove, la fascia adesso scomparsa si mostrò molto debole, per divenire poi molto appariscente negli anni successivi e tornare a impallidire nel 1991-1992. Mai però, da quando si è riusciti a discernere i particolari dell’atmosfera gioviana, si era visto un cambiamento così rapido e radicale. La famosa “Macchia Rossa”, un gigantesco ciclone semipermanente che dura da secoli nell’emisfero sud del pianeta, adesso appare isolata in mezzo a una vasta zona chiara, mentre fino a qualche mese fa confinava con il sistema di nuvole scure che sembra essersi dissolto. In quella fascia era anche presente un’altra piccola macchia rossa di origine recente, e anch’essa si è molto attenuata. Una delle ipotesi fatte per spiegare questo fenomeno, che sembra raccogliere il maggior consenso, è che la fascia di nuvole scure in realtà non si sia dissolta, ma sia stata occultata da uno strato superiore di nuvole chiare, le quali avrebbero anche attenuato la colorazione della piccola macchia rossa. Ma per il momento è azzardato avanzare delle tesi prima che il fenomeno sia studiato in maniera approfondita.
Visto con un telescopio anche di piccola apertura, Giove mostra un aspetto caratteristico. La sua superficie appare infatti segnata da una serie di enormi strisce chiare e scure parallele tra di loro, denominate “bande” e “zone”, che si alternano a nord e a sud dell’equatore del pianeta. Le nubi più chiare hanno una temperatura maggiore e risalgono dal basso, mentre quelle scure, più fredde, scendono. Ai loro bordi si formano continuamente dei vortici di breve durata, che segnano il confine fra le strisce chiare e quelle scure. A causa di fenomeni chimico-fisici che avvengono nel loro interno, alcune volte le bande e le zone cambiano di colore e tonalità. Le nubi più chiare e superficiali contengono ammoniaca, mentre quelle più scure e profonde composti dello zolfo e del fosforo.
Giove ha un moto di rotazione su se stesso molto veloce, il giorno gioviano dura infatti 9 ore e 50 minuti (il più breve fra tutti i pianeti del Sistema Solare). Il periodo di rotazione, come nel caso del Sole, varia con la latitudine: nella regione equatoriale la velocità è maggiore, mentre diminuisce all’aumentare della latitudine. I venti che spingono questi sistemi nuvolosi (vedi il FILMATO) possono anche superare i 600 km/h, ma esistono anche delle fortissime correnti ascendenti e discendenti, che, come in una pentola in ebollizione, trasferiscono verso l’esterno il calore presente nel cuore di Giove. La cosa non deve però ingannare, la temperatura della sommità delle nubi gioviane è infatti di poco superiore ai -150 °C.