Spazio

Dragonfly: una libellula su Titano

Per la metà del prossimo decennio la Nasa manderà una libellula robot su Titano, luna di Saturno le cui condizioni ricordano quelle della Terra primordiale.

28 giugno 2019: aggiornamento. La NASA invierà un drone su Titano, la più grande tra le lune di Saturno. È infatti il progetto Dragonfly il finalista del programma New Frontiers, con il quale l'agenzia spaziale americana finanzia missioni di esplorazione planetaria fino a un tetto massimo di 850 milioni di dollari di costi di realizzazione, e che ha già lanciato missioni del calibro di New Horizons, Juno e OSIRIS-REx.

Dragonfly, un doppio quadricottero delle dimensioni di un rover marziano (3 metri per 3) ma molto più veloce, sarà lanciato nel 2026 e arriverà su Titano nel 2034. Volerà da punto a punto analizzando le nuvole di idrocarburi del satellite e i suoi laghi di etano e metano, coprendo decine di chilometri in meno di un'ora, e centinaia di chilometri nei suoi due anni di missione.

Titano è uno dei mondi più promettenti per chi cerca tracce di vita al di fuori del nostro Pianeta. Forse per questo motivo, Dragonfly ha battuto l'altro progetto finalista, Comet Astrobiology Exploration SAmple Return (CAESAR), che puntava a raccogliere e riportare a Terra 80 grammi di materiale dal nucleo della cometa 67P (la stessa visitata dalla sonda Rosetta).

Sembrerà per davvero una specie di UFO il drone che nel prossimo decennio esplorerà Titano, la più grande delle lune di Saturno: si chiama Dragonfly, libellula. Alimentato da una innovativa sorgente a radioisotopi, si sposterà anche su lunghe distanze per analizzare la superficie e l'atmosfera del satellite. È questa una delle due missioni selezionate dalla Nasa per l'esplorazione del Sistema Solare a partire dalla metà degli anni venti, nell’ambito del programma New Frontiers.

Nasa, Sistema Solare, Churyumov-Gerasimenko
CAESAR in una illustrazione della Nasa: dovrà prelevare dalla cometa Churyumov-Gerasimenko un campione di suolo e riportarlo a Terra. © NASA

La seconda missione, CAESAR (da Comet Astrobiology Exploration Sample Return), prevede l'invio di una sonda verso una "vecchia conoscenza", la cometa Churyumov-Gerasimenko (quella della missione Rosetta), per raccogliere e riportare a Terra campioni di suolo. Si potrà così analizzare i campioni in un laboratorio molto sofisticato, oltre che vedere che cosa è avvenuto sulla cometa a distanza di anni.

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Una libellula su Titano. © Shutterstock

Dragonfly: la nuova era dell'esplorazione. La libellula della Nasa è una vera e propria svolta nell'esplorazione del Sistema Solare. Finora, sulla Luna e su altri pianeti e satelliti, sono scese delle sonde oppure dei rover per esplorare aree relativamente vicine al punto di atterraggio. Opportunity, per esempio, quello che si è allontanato di più tra tutti i rover planetari, è arrivato a 45 chilometri dal punto di atterraggio.

Con un rover volante, capace di sfruttare l'atmosfera di Titano per sostenersi e muoversi, si potranno studiare zone anche molto diverse e lontane tra loro.

La luna di Saturno è coperta da una superficie di metano ghiacciato, ma ci sono anche laghi di idrocarburi (metano ed etano liquidi), profondi anche più di 100 metri, e fiumi di idrocarburi che hanno scavato valli e canyon. Un ambiente super freddo... che potrebbe comunque nascondere gli elementi primordiali della vita.

Poter osservare e studiare in modo ravvicinato luoghi a centinaia di chilometri l'uno dall'altro darà agli scienziati informazioni che non si potrebbero ottenere da una sonda in orbita, anche perché la densa atmosfera non permette studi approfonditi della superficie. È vero che su Titano è già scesa la sonda Huygens, nel 2005, ma era appunto "ferma" ed è sopravvissuta poche ore, inviando a Terra un set di immagini e informazioni importanti ma limitate. Proprio dai dati di quella missione è emersa l'estrema varietà dell'ambiente di Titano, ciò che ha spinto la Nasa a scegliere e organizzare in questo modo la prossima missione nel sistema di Saturno.

28 giugno 2019 Luigi Bignami
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