Divorzio in vista tra la NASA e l’Agenzia Spaziale Federale Russa: qualche giorno fa l’ente americano ha reso noto che, a seguito dell’intervento russo in Ucraina, intende progressivamente ridurre la collaborazione con i colleghi ex-sovietici (leggi il comunicato ufficiale).
La notizia è ben più che una dichiarazione politica: da diversi anni infatti gli astronauti in partenza e in arrivo dalla Stazione Spaziale Internazionale utilizzano le strutture del cosmodromo di Bajkonur, in Kazakistan, e le navicelle spaziali Soyuz.
Zona franca nello spazio
Cosa accadrà dunque in futuro?
Nell’immediato niente, almeno per ciò che riguarda la ISS e gli astronauti che vi lavorano: in questo momento la base orbitante è infatti occupata da due russi e un americano.
Allard Beutel, responsabile delle relazioni internazionali della NASA, ha dichiarato che nulla cambia per ciò che riguarda il programma ISS. Ma entro il 2017 l’agenzia di Houston intende comunque rendersi autonoma dalla Russia nei lanci dell’uomo verso lo spazio. «Dobbiamo scegliere se investire in nuove infrastrutture o continuare a pagare centinaia di milioni di dollari ogni anno ai russi» ha dichiarato Beutel.
Niente politica, siamo astronauti
Ma lassù come l’avranno presa gli astronauti? Apparentemente bene. A rasserenare gli animi contribuisce Chris Hadfield, il comandante canadese della ISS divenuto una star grazie ai video inviati dal cosmo: in una recente intervista il veterano spaziale ricorda infatti che, una volta in orbita, le relazioni diplomatiche non sono più un problema dei cosmonauti, il cui unico obiettivo è quello di essere una squadra e sopravvivere in un ambiente ostile.
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