L'incontro tra un bimbo extraterrestre e dei giovani americani, come quello immaginato da Steven Spielberg nel film E.T. - L'extraterrestre, pare rappresentare una preoccupazione per la Nasa. Tanto da indurre l'agenzia spaziale americana a cercare un addetto alla protezione della Terra, casomai succedesse per davvero...
Se pensate si tratti di un scherzo, vi sbagliate. Dall'account Twitter ufficiale, la Nasa ha fatto sapere che sul sito web del governo degli Stati Uniti è stato pubblicato un annuncio di lavoro per il ruolo di ufficiale di protezione planetaria.
La persona selezionata avrà il compito "di tutelare l'ambiente interstellare da contaminazioni organiche e biologiche" allo scopo di impedire a forme di vita aliene di contaminare il nostro pianeta (back contamination), ma anche di impedire la forward contamination, cioè il trasferimento di organismi viventi dalla Terra ad un altro corpo celeste.
L'impiego, si legge tra i dettagli dell'annuncio, avrà una durata di tre anni e comporterà frequenti trasferte, per una retribuzione complessiva di 187.000 dollari.
Una (spiacevole) limitazione. Stipendio e posizione sono molto appetibili, ma c'è una limitazione: il candidato deve essere cittadino statunitense, oltre che avere una laurea in fisica, ingegneria o matematica. I candidati devono anche avere acquisito competenze in materia di esplorazioni spaziali. L'ufficiale di protezione planetaria avrà il compito di vigilare su "tutte le missioni di volo spaziale che possano intenzionalmente o involontariamente trasportare organismi terrestri o organici da e sui pianeti del Sistema Solare", ribadisce l'annuncio.
La posizione da "guardiano della galassia" non è una novità. Si tratta, in realtà, di un ruolo creato nel 1967 per conformarsi all'Outer Space Treaty, il trattato internazionale che regolamenta l'esplorazione e l'uso dello "spazio esterno", ossia extra-terrestre.
L'incarico è stato finora ricoperto da Catharine Conley, il cui lavoro si è concentrato soprattutto sulla possibilità che fosse l'uomo ad alterare gli ecosistemi degli altri pianeti: è nel quadro di questa impostazione che è stato deciso di distruggere la sonda Cassini con un volo suicida (e sterilizzatore) nell'atmosfera di Saturno. Le stesse preoccupazioni sono estese anche alle future missioni su Marte: la Conley ha infatti più volte dichiarato di temere che la morte di un astronauta su Marte (eventualità tutt'altro che trascurabile) possa contaminare in modo irrimediabile il Pianeta Rosso.