Nel settembre 2022, la NASA fece volutamente schiantare una sonda lanciata a 22.000 km orari contro Dimorphos, un asteroide largo 160 metri in orbita attorno a un asteroide più grande, Didymos. La navicella andò distrutta nell'impatto, decretando il successo della missione: l'obiettivo di DART (Double Asteroid Redirection Test) era infatti dimostrare che è possibile modificare l'orbita di corpi celesti potenzialmente pericolosi perché in rotta di collisione con la Terra.
Pioggia di asteroidi. Oltre ad aver alterato il periodo orbitale di Dimorphos in misura maggiore di quanto sperato, riducendolo di circa 32 minuti, l'impatto di DART ha provocato l'espulsione a varie velocità di una grande quantità di detriti, attentamente studiati sia per capire struttura e composizione dell'asteroide, sia per meglio analizzare le dinamiche di uno scontro spaziale a grande velocità. Nuove simulazioni sul destino di questi detriti rivelano che in futuro potrebbero riversarsi su Marte e sulla Terra, sotto forma di sciame meteorico. Il primo causato dall'uomo.
Lo spettacolo nei cieli marziani. I risultati della ricerca, firmata da Eloy PeñaAsensio, ingegnere aerospaziale e scienziato esperto di meteoroidi del Politecnico di Milano, si basano sui dati raccolti dal CubeSat dell'Agenzia Spaziale Italiana LICIACube (Light Italian CubeSat for Imaging of Asteroids), parte integrante della missione nonché unico testimone ravvicinato dell'impatto tra DART e Dimorphos.
Dopo aver effettuato con l'aiuto di un supercomputer simulazioni su traiettorie e velocità di 3 milioni di particelle sollevate dall'impatto, lo scienziato e i colleghi hanno concluso che, quelle che si muovono a 500 metri al secondo (1.802 chilometri orari) dovrebbero raggiungere Marte in circa 13 anni. «Le future missioni di osservazione di Marte potrebbero avere una reale possibilità di rilevare meteore su Marte prodotte dall'impatto di DART», spiega il ricercatore.
E sulla Terra? Altri frammenti ancora più veloci (1,8 chilometri al secondo) potrebbero raggiungere i cieli terrestri in 7 anni, ma sarebbero probabilmente troppo piccoli per generare sciami meteorici visibili. Non è escluso poi che particelle più lente e abbastanza grandi da risultare visibili come "stelle cadenti" intersechino l'orbita terrestre in tempi più lenti.
Solo il tempo ci dirà se le Dimorfidi, come sono state soprannominate, saranno effettivamente ammirabili nelle notti limpide. Se così fosse, ipotizzano i ricercatori, lo sciame creato da DART attraverserebbe i cieli terrestri a maggio e si tratterebbe di meteore lente, osservabili soprattutto dall'emisfero meridionale.