Spazio

Stazione spaziale internazionale: manca (sempre) Nauka

Un modulo laboratorio russo iniziato a costruire nel '98 sarebbe dovuto partire nel 2004, poi nel 2007, ancora nel 2014 e nel 2017. Adesso si dice che partirà nel 2018. Ma sul pezzo mancante della Iss pesa una specie di maledizione.

Quando si iniziò a costruire la Stazione spaziale internazionale (Iss), in Russia prese avvio il progetto di un modulo del tutto simile a Zarja: finanziato dagli Stati Uniti e costruito in Russia, Zarja (Functional Cargo Block, FCB) è stato il primo modulo della Stazione spaziale, lanciato da Baikonur nel 1998.

Il progetto parallelo era una sorta di backup: un secondo modulo per portare alla Iss unità di energia, fornire propulsione e anche "spazio cargo" dove appoggiare materiali vari, nel caso il primo modulo - Zarja - non avesse funzionato a dovere o ci fossero stati problemi al lancio.

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Zarja, il primo modulo della Iss, lanciato nel 1998, fotografato dalla navicella della missione STS-88 (Nasa) in avvicinamento alla Stazione spaziale. © Roscosmos

Invece tutto andò come previsto e i russi, nel 2004, decisero di convertire Zarja-bis in un laboratorio spaziale da aggregare alla Iss. Si continuò perciò a progettare l'espansione della Iss in previsione (anche) del nuovo arrivo, a questo punto ribattezzato Nauka, che adesso era un modulo laboratorio polivalente che avrebbe dovuto raggiungere la Iss nel 2007.

Da quel momento in poi sembrò che Nauka fosse afflitto da una maledizione spaziale: ripetuti tagli di budget e una serie di problemi, e i test iniziarono solo nel 2013.

Problemi a non finire. Quando iniziarono i test, si scoprì che alcune valvole e vari strumenti erano stati contaminati da polveri di metallo prodotte durante i lavori di riconversione del modulo.

Una prima valutazione fece pensare che si potesse rimediare in circa un anno e mezzo di lavoro. Nel 2014, però, decadevano le garanzie tecniche sui motori utilizzati per le manovre nello spazio, e quindi li si dovette sostituire. Si arriva così a definire una nuova data di partenza: la fine del 2017.

All'inizio dell'anno, però, quando tutto sembrava finalmente essere in dirittura d'arrivo, i tecnici di Roscosmos, l'Agenzia spaziale russa, hanno trovato tracce dello stesso contaminante all'interno dei serbatoi del carburante. Si è fatto di tutto per pulirli, ma con scarsi risultati: Nauka era di nuovo in stallo, in attesa di una soluzione.

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Il modulo Nauka nell'hangar dell'Agenzia spaziale russa, Roscosmos. © Roscosmos

Soluzioni e conseguenze. Sembra che la soluzione sia stata trovata, proprio queste settimane: dei quattro serbatoi principali se ne salveranno due (che dovrebbe essere possibile pulire), mentre gli altri due saranno sostituiti da quattro serbatoi più piccoli.

Nell'insieme Nauka disporrà di 2.204 kg di carburante, considerati sufficienti per una missione. La sostituzione, però, non è priva di problemi e si è dovuto spostare nuovamente la data di lancio: ottobre 2018.

La mancanza di Nauka non è priva di conseguenze, almeno per Roscosmos: i cosmonauti russi a bordo della Iss sono sistematicamente due anziché tre, perché bastano al numero (ridotto) di esperimenti programmati dai russi.

Si può comunque vedere la cosa anche da un altro punto di vista: con un uomo in meno, i costi generali di gestione dell'equipaggio sono ridotti...

Quando poi arriverà Nauka, e ci saranno di nuovo tre cosmonauti nell'equipaggio della Iss, se ne riparlerà. Ma ci sarà mai, Nauka, prima del 2024, quando la Stazione spaziale internazionale - così com'è oggi - sarà smantellata?

26 maggio 2017 Luigi Bignami
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