La chiamano tutti la “grande macchia rossa” e non potrebbe avere altro nome visto che anche ai telescopi di media potenza appare di un colore rossastro. Si tratta di un gigantesco “uragano” che imperversa su Giove da almeno 400 anni e che non è ben chiaro fin quando potrà sussistere nel tempo. Le sue dimensioni sono tale che potrebbe ingoiare al suo interno due pianeti come il nostro.
Fino ad oggi si pensava che il suo colore provenisse da sostanze che si trovano nell’atmosfera del grande pianeta, al di sotto delle nubi. Ma una recente ricerca appena pubblicata dalla Nasa sostiene che il colore è dovuto alla scissione di sostanze chimiche semplici colpite dall’intensa radiazione solare che si trovano nelle parti più superficiali della cometa, dove ci sono le nubi.
La tesi della ricerca condotta da Kevin Baines, uno scienziato del team della sonda Cassini, è basata sul confronto tra alcuni esperimenti di laboratorio e i dati raccolti proprio dalla sonda dell’Esa Cassini, quando nel 2000 passò vicino a Giove.
L'esperimento. In laboratorio sono state bombardate con raggi ultravioletti miscele composte da ammoniaca e acetilene simili a quelle che ricoprono la superficie più elevata del grande pianeta. Il risultato del bombardamento è stato l'origine di sostanze rossastre molto simili a quelle rilevate dalla sonda Cassini. Al contrario, bombardando sostanze simili a quelle che si trovano a quote inferiori dell’atmosfera gioviana, come per esempio l’idrosolfuro di ammonio, si arrivava a composti verdastri, molto diversi da quelli che si osservano realmente su Giove.
Intensità. «Il colore della maggior parte della grande macchia rossa è per lo più insignificante – ha spiegato Baines – se non fosse per la presenza di queste sostanze rossastre che la rendono assai viva».
Il rosso non particolarmente intenso che si osserva indicherebbe secondo Baines che i materiali di tale colore si trovano solo nelle parti più alte dell’atmosfera. Si potrebbe dire quindi che la macchia è il risultato di una “scottatura” del Sole della superficie di Giove causata proprio da quei raggi ultravioletti che qui sulla Terra, ci scottano al mare o in montagna.