Per la prima volta è stata constatata una variazione secolare del campo magnetico di un altro pianeta, Giove: «una scoperta a cui siamo arrivati solamente grazie agli strumenti della sonda Juno, attorno a Giove dal 2016, proprio per studiare il campo magnetico del pianeta, lungo un'orbita polare che nel 2017 l'ha portata fino a 3.500 km sopra alle nuvole», afferma Scott Bolton (Southwest Research Institute, Usa), responsabile dello studio.
Alla scoperta che il campo magnetico di Giove può mutare nel tempo, seppure con piccole variazioni, si è giunti confrontando i dati raccolti dalle sonde Pioneer 10 e 11, dalla Voyager 1 e dalla sonda dell'ESA Ulisse con quelli rilevati dal sofisticato magnetometro di Juno, in grado di ottenere una mappa tridimensionale del campo magnetico. Kimee Moore (Harvard University, Usa) commenta così lo studio: «Essere riusciti a rilevare variazioni così minute all'interno di un campo magnetico così mastodontico è stata una sfida unica».
Che cosa provoca le variazioni? Sembra che la causa principale sia da imputare ai venti che caratterizzano il pianeta, che soffiano dalla cima dell'atmosfera fino a 3.000 chilometri di profondità, dove il pianeta inizia a passare da gas a metallo liquido altamente conduttivo: è come se i venti "tosino" il campo magnetico e se lo portino in giro per il pianeta.
La regione dove la variazione è più alta è quella della Grande Macchia Blu, un'area visibile solo attraverso gli strumenti: lì, una combinazione di campi magnetici locali, di venti che soffiano fino a 400 km/h e del campo magnetico generale, produce le variazioni più intense. «È incredibile come un'area così piccola come la Grande Macchia Blu possa influenzare l'intero campo magnetico di Giove», commenta Moore.
La scoperta aiuterà a comprendere meglio la struttura interna del gigante gassoso del Sistema Solare e la dinamica della sua atmosfera, ma ci si aspetta che lo studio aiuti a interpretare meglio anche il campo magnetico della Terra.