La salute degli astronauti è spesso sotto la lente degli scienziati: se davvero vogliamo puntare a Marte, bisognerà arrivarci in forma. L'ultima notizia a questo proposito non è delle migliori: secondo una ricerca internazionale pubblicata su Scientific Reports, le missioni spaziali di lunga durata potrebbero alterare la temperatura interna degli astronauti, lasciandola sballata per alcuni mesi anche dopo il rientro sulla Terra.
Più alta della norma. Lo studio coordinato dall'Ospedale universitario della Charité di Berlino, che ha riguardato 11 membri dell'equipaggio della ISS, ha mostrato che nei primi due mesi e mezzo di missione sulla Stazione spaziale la temperatura interna saliva gradualmente fino a raggiungere i 38 °C circa, un grado in più rispetto al normale.
Alterazione in corso. Quella che gli autori della ricerca definiscono space fever ("febbre spaziale") sembrerebbe correlata a un altro parametro delle missioni spaziali più lunghe, quello dell'infiammazione corporea legata all'alterata gravità - ma non parla di rapporto causa-effetto.
Centro di controllo. Sulla Terra la termoregolazione è gestita dall'ipotalamo, una struttura del sistema nervoso centrale che regola alcuni meccanismi involontari. La temperatura interna viene tenuta stabile intorno ai 37 °C attraverso la sudorazione, quando è troppo alta, e la costrizione dei vasi sanguigni per trattenere calore (quando fa freddo).
Le cause. La difficoltà di traspirazione nello Spazio e la ridotta gravità, che disturba il trasporto di calore per convezione, potrebbero essere all'origine del problema della temperatura eccessiva: alcuni degli astronauti studiati, durante l'attività fisica di routine sulla ISS, hanno superato i 40 °C interni.
Ulteriori studi dovranno accertare le cause di questo squilibrio, che ha un impatto importante sulla qualità di vita degli astronauti sulla stazione, e che potrebbe portare a problemi di salute più seri.