Le meteoriti bombardano la Luna molto più frequentemente di quanto si pensasse, il 33% in più: negli ultimi 7 anni si sono formati almeno 222 nuovi crateri. La Luna subisce perciò un lifting continuo, tanto da cambiare l'aspetto complessivo della superficie ogni 81.000 anni: «E succede da sempre», commenta Emerson Speyerer (Arizona State University), autore dello studio pubblicato su Nature (abstract in inglese).
È una scoperta che ha alcune importanti ricadute.
La prima riguarda la datazione della superficie lunare. L’età viene stimata proprio utilizzato il numero di crateri da impatto per unità di area: maggiore è il loro numero, più vecchia è la superficie.
La seconda fa riflettere sul futuro delle esplorazioni lunari con equipaggi umani. Visto il numero di oggetti che colpiscono la Luna, e che potrebbero creare seri danni a eventuali strutture permanenti, sembra adesso più prudente considerare la possibilità di realizzarle sotto alla superficie lunare, come progettano varie agenzie spaziali.
Il confronto delle immagini. Lo studio di Speyerer iniziò nel 2011 quando un gruppo di ricercatori prese a confrontare le immagini scattate dalla sonda della Nasa LRO (Lunar Reconnaissance Orbiter) - in orbita lunare dal 2009 - con le immagini scattate dagli astronauti delle missioni Apollo degli Anni '60 e '70.
La ricerca individuò 5 crateri da impatto che si erano formati in quell'arco di tempo. In più, sempre a partire dagli anni delle missioni Apollo, diversi astronomi, utilizzando telescopi terrestri, segnalarono lampi sulla Luna, interpretati poi come prodotti dall'impatto di piccoli asteroidi.
I crateri (e perciò gli impatti) furono poi confermati dalla LRO nel momento in cui sorvolò e fotografò le aree indicate.
Le macchie anomale. La sonda della Nasa ha scattato più di un milione di immagini ad alta risoluzione della Luna, anche se solo una frazione di quelle foto è stata ripresa, a distanza di mesi o anni, nelle stesse condizioni di luce.
Speyerer ha utilizzato un software che gli ha consentito di analizzare e confrontare 14.092 di quelle immagini, alla ricerca di ogni traccia di cambiamenti, e ha così scoperto la presenza dei 222 crateri, distribuiti in modo casuale, con dimensioni che vanno dai 2 ai 43 metri di diametro.
La ricerca ha identificato anche 47.000 "macchie" (variazioni della superficie interpretate come macchie) che generalmente si formano in seguito a un impatto, ma in nessuno di questi casi è stato identificato un cratere.