Spazio

La Cold Spot è la cicatrice dello scontro tra il nostro e un altro universo?

Ricercatori spiegano la zona fredda, una anomalia nella radiazione cosmica di fondo, con la collisione tra universi. Se così fosse, il "tutto" sarebbe una composizione di due (o di miliardi) di universi.

Negli anni Sessanta gli astronomi hanno scoperto che l'Universo è pervaso dalla radiazione cosmica di fondo, in inglese Cosmic Microwave Background Radiation (CMBR), quasi uniforme in tutte le direzioni, interpretata come residuo della radiazione elettromagnetica prodotta dal Big Bang.

Nel 2004 si è scoperto che la distribuzione della CMBR presenta anche delle regioni più fredde rispetto ad altre: una di queste, nota come CMB Cold Spot, è assai caratteristica, tant'è che per molto tempo si è pensato a un errore sistematico nella raccolta dei dati. Quando poi si è avuta la conferma della sua esistenza si è pensato a una regione dell'Universo particolarmente vuota.

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Mappa della radiazione cosmica di fondo (CMBR) realizzata sui dati del satellite Planck (Esa). La cosiddetta Cold Spot (in basso a destra) è ingrandita nel riquadro, dove si legge anche la differenza di temperatura. © Ruari Mackenzie et Al., 2017

Adesso però uno studio condotto da ricercatori della Durham University (UK) sostiene che non vi è alcun particolare vuoto in quell'area dell'Universo, e che per spiegare il fenomeno occorre perciò trovare altre ipotesi.
 
Una conclusione già avanzata da un altro studio negli anni Novanta, ma ritenuta astrusa perché il ragionamento portava a ipotizzare l'esistenza di un altro universo.
 
Tanti universi. La zona fredda è una anomalia della CMBR. È, appunto, una zona più fredda rispetto al resto dell'Universo, dove la temperatura è di 2,73 K (ossia 2,73 °C sopra lo zero assoluto):

la Cold Spot è più fredda di 0,00015 gradi centigradi!

Questa differenza (in apparenza minima, ma non per la scala di riferimento) è finora spiegata ipotizzando che la regione sia meno popolata di galassie rispetto alla media dell'Universo, ma il gruppo di Durham, utilizzando l'Anglo-Australian Telescope (Coonabarabran, Australia), ha misurato le caratteristiche della Cold Spot (e di 7.000 galassie dell'area) e, nella sua relazione, afferma che non vi è alcuna condizione che possa far pensare a una relativa scarsità di galassie:

nulla induce a pensare che quella regione di Spazio sia un "super vuoto".

La ricerca, tra l’altro, ha permesso di scoprire che la Cold Spot è frammentata in "vuoti più piccoli", ciascuno dei quali circondato da ammassi di galassie.

Allora: se la Cold Spot non è il risultato di un vuoto, che cosa l'ha prodotta?

Al momento non ci sono spiegazioni... se non accettando un'ipotesi non contemplata dal Modello Standard (che peraltro sta passando un periodo di grandi difficoltà). Spiega Tom Shanks (dip. di fisica della Durham) che «quanto si osserva nella CMBR si può facilmente spiegare ipotizzando che la Cold Spot sia il risultato della collisione tra il nostro Universo... e un altro universo... Sarebbe, questa, la prima prova dell'esistenza del multiverso, ossia dell'esistenza di miliardi di altri universi

In base a questa ipotesi alternativa al quadro disegnato dal Modello Standard, la zona fredda sarebbe l'impronta lasciata da fenomeni quantistici, non spiegabili con la fisica dei fenomeni macroscopici, quando i due universi si toccavano, all'alba del tempo.

29 aprile 2017 Luigi Bignami
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