Spazio

La Blue Origin sulla Luna entro il 2020

La società di Jeff Bezos ha un piano per una navicella cargo che porti materiali e tecnologie per costruirte una base lunare permanente.

A quasi cinquant’anni dall'impresa dell'Apollo 11 (20 luglio 1969) e dallo storico allunaggio, un ventaglio di iniziative senza precedenti per ritornare sul nostro satellite arriva da importanti società private che, impegnate in una "nuova corsa allo Spazio", cercano di coinvolgere anche la Nasa.

A pochi giorni dall’annuncio di SpaceX (di Elon Musk, patron di Tesla, PayPal, Hyperloop...), che si è detta pronta a portare due turisti-astronauti attorno alla Luna nel 2018, ecco arrivare anche Blue Origin, la società di Jeff Bezos (Amazon, Washington Post...), quasi pronta ad avviare un servizio cargo per la Luna con lo scopo preciso di portare lassù strumenti, tecnologie e materiali per costruire una base permanente: un progetto da tempo già al vaglio della Nasa.

Curiosità: come sarebbe il nostro cielo se al posto della Luna ci fosse Saturno, oppure Giove?

«Per l’America è tempo di ritornare sulla Luna per restarci, questa volta», dichiara Bezos: «progettare e costruire un insediamento lunare permanente è un obiettivo degno di questo Paese» e certamente favorito dalla nuova amministrazioe. Il precedente presidente, Barack Obama, aveva infatti messo da parte i piani per un ritorno alla Luna e chiesto alla Nasa di puntare invece a Marte: un indirizzo che aveva suscitato dubbi e molte critiche, perché Marte è "molto di là da venire".

Alcuni crateri nell'area del polo sud della Luna, come il Shackleton, non sono mai illuminati dal Sole: c'è chi ritiene che lì potrebbe esserci ghiaccio d'acqua. © NASA

Donald Trump, invece, non nasconde il desiderio di vedere gli Usa di nuovo sulla Luna - da qui l'accelerazione chiesta all'Agenzia spaziale, che sta adesso riprogettando la Exploration Mission 1, che da programma non avrebbe dovuto imbarcare un equipaggio.

Pronto per la Luna. La proposta di Bezos di occuparsi di una infrastruttura cade a fagiolo: Blue Origin metterebbe a disposizione dell'impresa il suo lanciatore New Shepard (che ha già volato 5 volte raggiungendo i 100 chilometri d’altezza e tornando a terra pronto per essere riutilizzato) e una navicella cargo, la Blue Moon, con destinazione il cratere Shackleton, una delle aree ritenute più favorevoli all'insediamento.

Una base lunare costruita con moduli gonfiabili della Bigelow: il primo avamposto lunare sarà "Europa" (vedi)? © BIGELOW

La Blue Moon potrebbe portare fino a 4.500-5.000 kg di materiali, a partire da luglio del 2020, ma (ha sottolineato) «solamente con la collaborazione tecnologica e finanziaria della Nasa: noi abbiamo un sistema capace di recuperare il lanciatore e di portare una capsula esattamente al punto voluto, ma gli investimenti devono essere congiunti».

Molti pretendenti. Altre società, intanto, sono pronte a fornire infrastrutture, a partire da Bigelow con i suoi moduli abitativi gonfiabili, oppure servizi aggiuntivi, come la United Launch Alliance (Boeing e Lockheed Martin), addirittura impegnata a progettare una rete di trasporti per lo spazio cislunare, ossia attorno alla Luna.

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7 marzo 2017 Luigi Bignami
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