Un esopianeta oltre due volte più grande della Terra con un'atmosfera ricca di idrogeno potrebbe essere potenzialmente abitabile, e ospitare acqua allo stato liquido anche nei suoi strati più interni. La scoperta pubblicata su The Astrophysical Journal Letters è rilevante non solo per il pianeta in sé - una "vecchia conoscenza" a 124 anni luce da noi - ma anche perché apre la ricerca di altre forme di vita a mondi di taglia molto diversa da quella terrestre.
Un indizio non fa una prova. L'esopianeta in questione è soprannominato K2-18b, ha un raggio pari a 2,6 volte quello terrestre e una massa 8,6 volte maggiore di quella del nostro pianeta. Orbita attorno allla sua stella nella cosiddetta zona abitabile: una distanza tale da consentire, teoricamente, la presenza di acqua liquida. Aveva già fatto notizia nel settembre 2019, per la presenza di tracce d'acqua nella sua atmosfera ricca di idrogeno (ne avevamo scritto qui). Un dato entusiasmante, ma da interpretare con cautela: all'epoca non si conoscevano né lo spessore dell'atmosfera, né le condizioni degli strati più interni. In altre parole, aver individuato acqua nell'atmosfera non garantiva che ce ne fosse anche sotto.
Nettuno in miniatura. L'esopianeta K2-18b è infatti più simile a un Nettuno in miniatura che a una Terra extralarge. E dai mini-Nettuno ci si aspetta una struttura di questo tipo: un guscio di idrogeno esterno che circonda uno strato di acqua ad alta pressione, con un cuore interno di roccia e ferro. Se però lo strato di idrogeno risultasse troppo spesso, la temperatura e la pressione dell'acqua sarebbero troppo elevate, per consentire la vita.
Oceani nascosti. Ora un gruppo di astronomi dell'Università di Cambridge (Regno Unito) ha usato le precedenti osservazioni dell'esopianeta, insieme ai dati sulla massa e sul raggio, per determinare spessore e struttura dell'atmosfera e degli strati inferiori. L'atmosfera ricca di idrogeno e con una buona quantità di vapore acqueo, non sembrerebbe tanto spessa da impedire la presenza d'acqua liquida al di sotto di essa; al contrario, nello scenario più estremo il guscio esterno di idrogeno costituirebbe il 6% circa della massa totale del pianeta.
E un discreto numero di scenari è compatibile con la presenza, sotto all'atmosfera, di un oceano d'acqua liquida, a pressioni e temperature simili a quelle degli oceani terrestri. Secondo gli autori dello studio, la scoperta allarga il ventaglio dei mondi nei quali possiamo sperare di incontrare forme di vita aliena ad esopianeti molto diversi dalla Terra: insomma la mole di lavoro del James Webb Space Telescope aumenta ancora prima del lancio.