Spazio

Prove tecniche di rientro spaziale per l'ESA

Una navicella automatica realizzata dall'ESO aiuterà gli scienziati ad approfondire i problemi legati al rientro dallo spazio di uomini e mezzi.

Si chiama IXV, acronimo di Intermediate Experimental Veichle, e il suo lancio, previsto per la fine di ottobre, potrebbe essere uno degli eventi spaziali più importanti del 2014. Stiamo parlando della prima navicella spaziale europea, un veicolo automatico realizzato dall’ESA che servirà agli scienziati per studiare tutte le problematiche legate al rientro sulla Terra delle missioni spaziali.

La difficile strada verso casa
L’attraversamento dell’atmosfera è infatti uno degli aspetti più critici dei viaggi nel cosmo: le navicelle raggiungono velocità di poco inferiori agli 8km/secondo e, a causa dell’attrito, devono sopportare temperature fino a 1600°C.
A metà strada tra una capsula tipo Soyuz e uno Shuttle, IXV è di fatto una grande ala piatta lunga circa 5 metri ed è dotata di razzi che le consentono una certa manovrabilità.
Il primo test della navicella è previsto per la fine di ottobre: il veicolo sarà portato a 412 km di altezza da un razzo Vega e da qui si tufferà verso il Pacifico a più di 4500 km orari di velocità. L’ultima parte della discesa sarà frenata da un grande paracadute che dovrebbe garantire un ammaraggio dolce e senza traumi.

301 sensori
Tutte le fasi del volo saranno monitorate da 300 sensori e da una telecamera all’infrarosso che terrà sotto controllo i flussi di calore su tutta la superficie della navicella.
Per ora IXV può rientrare solo nell’acqua: per motivi di costo non è stata equipaggiata per atterraggi al suolo come gli Shuttle o le Soyuz.

Italia alla conquista dello spazio
IXV porterà nel cosmo anche un po’ di Italia: al progetto hanno infatti partecipato numerose aziende e istituti di ricerca tricolori tra cui Thales Alenia Space, Avio, Alenia Aermacchi, Selex Es, Telespazio, AeroSekur, TelematicSolutions, Neri, i centri Altec e Cira di Capua e l’Università La Sapienza di Roma.
Il progetto, il cui costo complessivo è di circa 200 milioni di euro, si svilupperà nei prossimi anni con prove di trasporto e rientro dallo spazio di strumenti per l’osservazione della Terra. Il primo obiettivo del progetto resta comunque l’acquisizione delle capacità necessarie per andare e tornare dal cosmo in assoluta sicurezza.

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26 marzo 2014 Rebecca Mantovani
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