Ricordate la missione DART (Double Asteroid Redirection Test) della Nasa? Nel settembre del 2022, dopo anni di pianificazione, l'agenzia ha condotto un test in cui ha fatto schiantare una sonda contro Dimorphos, un asteroide del sistema solare, in orbita attorno a un asteroide più grande, Didymos. Lo scopo? Deviare la traiettoria dell'asteroide stesso, alterandone il periodo orbitale di circa 7 minuti.
Oltre le aspettative. Che la missione sia stata un successo era apparso fin da subito: la prova aveva in effetti dimostrato come una simile strategia potesse risultare efficace nel caso in cui un asteroide dovesse entrare in rotta di collisione con il nostro Pianeta. Ora la pubblicazione di alcuni articoli scientifici sulla rivista scientifica Nature (a cui hanno partecipato anche da ricercatori di ASI, INAF, IFAC-CNR, Politecnico di Milano, Università di Bologna e Università Parthenope) testimonia come i risultati del test siano andati oltre le aspettative.
Come descritto in uno degli articoli ad opera dall'astronoma planetaria Cristina Thomas della Northern Arizona University, il cambiamento nel periodo orbitale è stato molto più incisivo di quello che ci si aspettava. Dimorphos, infatti, ora orbita attorno a Didymos 33 minuti più velocemente rispetto a prima dell'impatto.
C'è altro. Questa variazione, che risulta dunque maggiore rispetto alle previsioni, non può essere spiegata solo dal trasferimento di quantità di moto prodotto dal veicolo spaziale DART sull'asteroide stesso (cioè dalla sola energia portata dalla sonda), ma ci deve qualcos'altro deve avere contribuito. Cosa?
In risposta a questo quesito un articolo scritto dall'astronomo Jian-Yang Li del Planetary Science Institute mostra i risultati di uno studio dettagliato dell'ejecta, ossia del materiale che è stato espulso dall'asteroide a seguito dell'impatto esplosivo. L'asteroide è stato dunque accelerato non solo dall'esplosione, ma anche dal materiale polveroso che per quasi due settimane dopo l'impatto Dimorphos ha continuato a espellere nello spazio, come una cometa molto secca (per una quantità che, secondo un altro studio, ammonta a 0,3-0,5 % della massa totale).
Materiale ed energia. Un altro studio, realizzato dall'astronomo Andrew Cheng del Laboratorio di Fisica applicata della Johns Hopkins University, va oltre e sostiene che proprio quel materiale espulso è stato il responsabile della maggior parte del cambiamento nell'orbita del sistema binario di asteroidi. Quel materiale in fuga infatti, ha trasferito più slancio a Dimorphos di quanto ne sia stato trasferito dalla navicella DART durante il momento dello scontro.
Nella missione DART ha giocato un ruolo molto importante il Cubesat LiciaCube, la missione dell'Agenzia Spaziale Italiana (Asi) che ha catturato le immagini ravvicinate dell'impatto tra la sonda e l'asteroide.