I giorni di pieno candore del Sole continuano: dal 28 giugno a tutt'oggi non si è vista l'ombra di una macchia solare. In tempi recenti, una serie simile si ebbe solo nel 2009, quando la nostra stella segnò un "minimo" molto profondo.
Quelle che chiamiamo macchie solari sono regioni della superficie del Sole che si trovano a una temperatura inferiore (attorno ai 4.000 °C) rispetto alle aree vicine (attorno ai 6.000 °C), perciò appaiono più scure, caratterizzate però da una intensa attività magnetica.
Le macchie sembrano essere il risultato di "tubi di flussi magnetici", che dall'interno del Sole vanno verso l'esterno e che in certi punti - là dove compaiono le macchie - si arrotolano sui se stessi fino a "bucare" la superficie solare. In quelle condizioni il flusso di calore è ostacolato, e questo spiega perché quelle regioni sono più fredde rispetto a quelle vicine.


In virtù di meccanismi molto complessi il numero di macchie varia secondo cicli che mediamente hanno una durata di 22 anni, durante i quali aumenta fino a un valore massimo (11 anni) per poi diminuire a valori minimi. Un minore numero di macchie significa però una minore attività solare, e dunque minore emissione di energia.
Zero macchie solari: che cosa comporta per il nostro pianeta?
Farà più freddo? Pioverà di più? La differenza tra la quantità di energia che il Sole emette quando è ai massimi e quando è ai minimi è di circa lo 0,1 per cento. Un valore in apparenza molto piccolo. Tuttavia, la prima conseguenza è la riduzione delle emissioni di radiazioni ultraviolette - che provoca un raffreddamento dell'atmosfera più alta del nostro pianeta.
Il raffreddamento produce una contrazione dell'involucro di atmosfera, lo fa collassare - seppure di poco: quel tanto che basta a fare mancare (di poco) il suo sostegno a molti satelliti e alla Stazione spaziale (le cui orbite possono essere corrette), oltre che a una quantità indeterminata di spazzatura spaziale, che ha così più probabilità di precipitare.


Una minore intensità del Sole dà anche modo ai raggi cosmici di penetrare con maggiore intensità nel Sistema Solare, e questo, in effetti, già accade: le radiazioni cosmiche in prossimità della Terra sono del 13% superiori rispetto a pochi anni fa.
Più raggi cosmici che arrivano sul nostro pianeta può voler dire una maggiore nuvolosità, e un possibile raffreddamento, perché aiutano le particelle dell'atmosfera a diventare nuclei di aggregazione del vapore acqueo. Anche senza ipotizzare mini glaciazioni, potrebbe comunque esserci un raffreddamento dell'atmosfera che potrebbe durare alcuni anni.
.. Complicando così ancora di più tutti i discorsi attorno al riscaldamento globale.