Un gruppo di astronomi dell'Università di Montréal (Canada) spiega, in un studio riportato dall'Astronomical Journal (sommario, in inglese), che le osservazioni rivelano che, nella maggior parte dei casi, i pianeti che ruotano attorno a una stessa stella sono tra loro molto simili nelle dimensioni e nella spaziatura orbitale (la distanza tra un pianeta e l'altro). Queste caratteristiche sono state rilevate dall'analisi dei dati raccolti con il Keck Observatory, puntato sui sistemi planetari scoperti dal telescopio spaziale Kepler.
La prima cosa che se ne deduce è che questo potrebbe voler dire che la maggior parte dei sistemi planetari che abbiamo finora osservato ha avuto un'evoluzione molto differente da quella del Sistema Solare, formato invece da pianeti di varie dimensioni (basti pensare a Mercurio e a Giove).
Studi statistici. Grazie all'ormai vasto campionario di esopianeti e di sistemi planetari individuati da Kepler è possibile realizzare studi statistici che danno indicazioni generali sulla nascita e l'evoluzione di quei sistemi. Spiega Lauren Weiss (California Kepler Survey), primo firmatario dello studio: «Abbiamo utilizzato il telescopio Keck alle Hawaii per ottenere spettri ad alta risoluzione - ossia analisi della luce delle stelle di grande dettaglio - di 1.305 stelle attorno alle quali vi sono 2.025 pianeti, già individuati da Kepler con il metodo del transito», grazie cioè alla diminuzione di luce prodotta dal passaggio del pianeta davanti alla stella.
Da questi dati i ricercatori hanno ricavato misure precise delle dimensioni di stelle e pianeti. Lo studio si è concentrato in particolare su 909 esopianeti che appartengono a 355 sistemi multiplanetari, situati in gran parte tra 1.000 e 4.000 anni luce di distanza dalla Terra. L'analisi statistica delle informazioni ha rivelato due caratteristiche notevoli e inattese: gli esopianeti in orbita attorno alla medesima stella tendono ad avere dimensioni simili a quelle dei loro vicini e percorrono orbite distanziate tra loro in modo regolare.
Diversi da tutti gli altri. È insomma più facile trovare pianeti piccoli che appartengono a sistemi con pianeti piccoli e pianeti grandi con compagni di dimensioni analoghe, piuttosto che un campionario così vario come nel nostro sistema solare: «tendono a essere della stessa dimensione e separati da spazi regolari, come piselli in un bacello», commenta Weiss.
Secondo gli astronomi dimensioni simili e spaziature costanti dei pianeti suggeriscono che i dischi protoplanetari che hanno i diversi sistemi dovevano avere configurazioni compatte e regolari, e che a differenza di quanto è avvenuto nel nostro sistema, dove Giove e Saturno si sono spostati rispetto alla loro posizione iniziale, la maggior parte dei sistemi osservati è rimasta per lo più priva di azioni perturbatrici sin dalla formazione.