Ci risiamo: non è passato ancora un mese dal rocambolesco rientro sulla Terra del satellite americano Uars, che un nuovo pezzo di immondizia spaziale incombe sulle nostre teste.
Questa volta si tratta di ROSAT (ROentgen SATellite), un telescopio spaziale per l'osservazione del cosmo ai raggi X lanciato nel 1990 dalla NASA ma gestito dall'Agenzia spaziale tedesca Dlr.
Particolarmente resistente al calore, ROSAT potrebbe sopravvivere all'impatto con l'atmosfera terrestre: gli esperti si aspettano la caduta al suolo di una trentina di frammenti su un'area di circa 80 km.
L'impatto è previsto tra il 22 e il 23 ottobre prossimi (dato aggiornato alle 14.30 del 19 ottobre).
L'agenzia spaziale tedesca Dlr stima che ci sia 1 probabilità su 3000 che un frammento cada in una zona abitata; e 1 su 1 milione che un frammento cada addosso a qualcosa e faccia danni.
Giù il SUV
Pesante poco meno di 2,5 tonnellate, ROSAT è più piccolo di UARS, ma a far paura è soprattutto il suo grande specchio dal peso di 1,7 tonnellate, praticamente come un grosso SUV. Si sbriciolerà? E in quanti pezzi? Insomma... c'è da preoccuparsi?
Presto per dirlo: come è accaduto il mese scorso per UARS, gli astronomi non sono ancora di grado di prevedere dove cadrà il satellite. ROSAT è stato spento nel 1999 e da allora ha cominciato ad avvicinarsi sempre di più alla Terra abbandonando l'orbita ellittica posta fra 585 e 565 chilometri di altezza sulla quale si trovava quando era operativo.
Essendo privo di motori, ROSAT non può essere controllato e quindi il suo rientro a Terra non può essere gestito dai tecnici delle agenzie spaziali.
Come mai è così difficile riuscire a calcolare l’eventuale punto di impatto?
Ciò che rende difficile prevedere il luogo di caduta è l'enorme variabilità di alcuni fattori come l'angolo di ingresso del satellite nell'atmosfera e la forma che avranno i frammenti generati dal primo impatto con essa.
Secondo Lorenzo Casalino, professore di Propulsione Spaziale al Politecnico di Torino «il problema è che l’accelerazione causata dalla resistenza aerodinamica sul satellite risulta in questo caso abbastanza difficile da calcolare. Questo perché dipende da molti fattori ambientali variabili (come la densità atmosferica)» ci ha spiegato Casalino in occasione della caduta di UARS «ma anche dalla massa e dalla superficie dell’oggetto che, in questo caso, cambiano continuamente durante la traiettoria, visto che il satellite ruota su se stesso e potrebbe perdere pezzi».
Satelliti, spie e cyberwar
Nel 1998, pochi mesi prima della disattivazione, ROSAT fu al centro di un misterioso caso: i suoi strumenti si girarono improvvisamente verso il Sole, diventando così inservibili. Qualche anno dopo, l'incidente, inizialmente attribuito ad un'avaria, venne ricondotto a un attacco informatico ai danni del Goddard Space Center messo a punto da un'agenzia di intelligence russa.
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La pagina dell'agenzia spaziale tedesca dedicata al rientro del satellite