Di polveri celesti, in quasi 12 anni di orbite nel sistema di Saturno, Cassini ne ha raccolte parecchie. Ma sono 36 granuli ultrasottili a catalizzare l'attenzione dei responsabili della missione. La loro composizione e la velocità record a cui viaggiavano - 72 mila km all'ora, abbastanza per non essere catturati dalla gravità del Sole e dei suoi pianeti - denuncia la loro provenienza aliena.
La firma chimica delle stelle. Non vengono dal nostro sistema planetario, ma da "fuori": dallo spazio interstellare, il materiale rarefatto costituito da gas e polveri che si trova tra le stelle di una galassia. Simili a granelli di sabbia, sono quello che rimane della morte violenta di stelle giganti. Analizzandone la composizione, gli astronomi capiranno qualcosa di più su come questi ingredienti cosmici viaggino nello spazio, e come si raccolgano a formare nuovi sistemi stellari.
Gli stessi ingredienti base. Cassini è riuscito a catturare pochi granuli extrasolari ogni anno, viaggiando per sentieri orbitali diversi da quelli che incrociano le particelle di ghiaccio e polveri di Saturno ed Encelado. La loro composizione è più omogenea di quanto si credesse. Vista la diversità delle stelle che muoiono nella nostra galassia, si pensava che i loro resti fossero molto vari; invece hanno per lo più tutti la stessa composizione: magnesio, calcio, ferro, silicio e ossigeno.
Un passato turbolento. Le polveri aliene sono state "consumate" e rovinate da processi avvenuti nel mezzo interstellare. Il sospetto è che, prima ancora di contribuire alla formazione di nuove stelle, vengano distrutte e ricondensino molte volte, in risposta alle sollecitazioni delle onde d'urto delle stelle morenti da cui provengono.