Molecole organiche complesse che possono dare origine ai mattoni della vita sono già presenti in notevoli quantità nelle nubi di polveri e gas che in genere poi diventano stelle e sistemi planetari. È questa l'ipotesi che emerge dal lavoro di due ricercatori dello Steward Observatory (università dell'Arizona), pubblicata sull'Astrophysical Journal. Samantha Scibelli e Yancy Shirley riportano, nello studio, di avere rilevato le tracce chimiche di molecole organiche nelle nebulose, perciò ben prima della nascita delle stelle all'interno di quella materia grezza: ma è un dato che sfida le ipotesi correnti, che vogliono invece che tali molecole si formino in un ambiente già "riscaldato" dalle proto-stelle (le stelle in formazione).
Che cosa cercare? Lo studio è il primo che si è posto l'obiettivo di cercare due molecole organiche complesse, il metanolo (CH3OH) e l'acetaldeide (CH3CHO), in regioni di formazione stellare, ossia dove pur non essendoci ancora stelle formate, ci sono tutte le condizioni perché nascano. Per lo studio è stato usato il radiotelescopio parabolico da 12 metri dell'osservatorio di Kitt Peak, col quale sono stati esplorate 31 regioni di formazione stellare nella Nube del Toro, a circa 440 anni luce dalla Terra, ognuna delle quali ha dimensioni tali da poter contenere un migliaio di sistemi solari come il nostro.
«Le regioni di formazione stellare che abbiamo scelto daranno i primi frutti tra migliaia di anni, o anche decine di migliaia», afferma Yancy Shirley: «l'aver trovato tracce di quelle molecole ci dice che la chimica organica di base necessaria alla vita è già presente nelle polveri e nei gas prima che comincino a vedersi nuove stelle e pianeti.»
Che nello Spazio ci fossero molecole organiche pre-biotiche, che non sono "vita" ma sono fondamentali per la vita, era noto da tempo, ma non si è mai riusciti a capire quando e dove si formino. Samantha Scibelli conferma che «i processi di formazione di queste molecole sono ancora fonte di dibattito, ma averle trovate in un ambiente pre-stellare mette in crisi tutte le ipotesi fin qui avanzate».
Le ipotesi a cui fa riferimento la ricercatrice vogliono che sia necessaria un fonte di calore importante affinché nascano molecole organiche, mentre nelle regioni di formazione stellare le temperature sono basse: a questo punto è necessario costruire ipotesi del tutto nuove per spiegare l'esistenza di quelle molecole, rilevate in ben 22 aree studiate su 31.
Lo studio ha impegnato il radiotelescopio di Kitt Peak per oltre 500 ore, ma «è un lavoro che non sarebbe stato possibile senza quello strumento», afferma Scibelli, «perché le polveri avrebbero impedito di mettere in luce il metanolo e l'acetaldeide con telescopi in luce visibile».