Un nuovo enigma sta coinvolgendo i ricercatori del Jet Propulsion Laboratory della Nasa: arriva da Cerere, il pianeta nano attorno al quale sta ruotando la sonda Dawn.
Si tratta di una montagna alta quasi 6.000 metri che si erge solitaria in un’area ricca di crateri. È un enigma perché non c'è alcuna spiegazione per la sua formazione: picchi del genere si osservano solitamente nel cuore di grandi crateri e si formano nel momento in cui la superficie viene colpita da un asteroide. In quel caso il corpo in arrivo produce il cratere, ma spesso il materiale sul fondo rimbalza verso l’alto creando una montagna. Ci sono numerosi esempi di formazioni di questo genere sulla nostra Luna.
La montagna nel nulla. Nel caso di Cerere, invece, il picco non può essere spiegato in questo modo e, al momento, in nessun altro modo. Spiega Paul Schenk, del team scientifico di Dawn: «Vorremmo capire perché quella montagna è seduta in mezzo al nulla. Al momento non lo sappiamo: speriamo che la risposta arrivi da osservazioni più ravvicinate».
Al mistero della montagna si aggiunge quello delle numerose striature biancastre che sembrano essere dipinte sui suoi fianchi. Si tratta di materiale che ricorda quello presente sul fondo di alcuni crateri e che è ancora oggetto di studio e dibattito, anche online.
Sempre più vicina. La sonda Dawn sta scendendo dalla quota di 4.400 km alla quale si trovava fino a metà luglio a 1.470 km che raggiungerà verso fine agosto e dalla quale si arriverà a studiare e fotografare formazioni di poche decine di metri di lunghezza. Da quella quota è molto probabile che gli strumenti di bordo riusciranno ad analizzare in dettaglio le macchie bianche, per permettere di trovare una risposta alla loro formazione.
Cerere tuttavia, richiama l’attenzione dei geologi planetari anche per altre caratteristiche, più normali. David O'Brien, del gruppo di ricercatori di Dawn, sottolinea: «Sono di grande interesse un paio di grandi crateri, Urvara e Yalode, che si sono formati nell'emisfero meridionale in seguito all’impatto di asteroidi e dai quali si dipartono numerose fratture di cui vorremmo capire la l’evoluzione».