Più volte abbiamo chiamato in causa gli eredi del cacciatore di esopianeti Kepler. Ora una di queste nuove leve è pronta per entrare in funzione: è il Transiting Exoplanet Survey Satellite (TESS), il cui lancio, dopo un primo rinvio, è avvenuto stanotte alle 00:51 (ora italiana) a bordo di un Falcon 9. È la prima missione scientifica della Nasa lanciata da un vettore di SpaceX.
Grandi aspettative. Se tutto procede per il verso giusto, TESS impiegherà un paio di mesi per agganciare l'orbita corretta e iniziare la trasmissione di dati: la sua sarà un'orbita altamente ellittica della durata di quasi 14 giorni, che consentirà al telescopio di esplorare una porzione di cielo 350 volte più ampia quella studiata da Kepler.
Rispetto al predecessore ormai a corto di carburante, che ha individuato oltre 5.000 candidati esopianeti e confermato circa la metà di essi, TESS dovrebbe riuscire a scovare più o meno 20 mila pianeti extrasolari soltanto nei primi due anni di operatività, 500 dei quali di dimensioni simili alla Terra.
Tante e vicine. Il metodo di individuazione sarà, come per Kepler, quello dei transiti: le alterazioni di luminosità delle stelle osservate indicheranno la presenza di un pianeta in orbita attorno ad esse, e la quantità di luce bloccata darà una misura delle sue dimensioni. Tuttavia, anziché osservare stelle distanti in una porzione ridotta di cielo (come faceva Kepler, che analizzava astri lontani anche un migliaio di anni luce), TESS si concentrerà su circa 200 mila stelle a poche centinaia di anni luce, scandagliando l'85% dello Spazio circostante.
Il telescopio spaziale è ottimizzato per concentrarsi su astri più piccoli e più freddi del Sole, che emettono luce rossa: «Il 90% delle stelle della Via Lattea emette in questa lunghezza d'onda, e sembra ospitare più pianeti rispetto a stelle come il Sole. In particolare pianeti terrestri», dice George Ricker del Massachusetts Institute of Technology, principale responsabile della missione. «La Natura ci sta dicendo: "Guarda qui, guarda qui!" Ed è esattamente quello che faremo».
Una prima scrematura. Queste stelle vicine e ricche di pianeti dovrebbero rappresentare l'obiettivo ideale anche per il James Webb Space Telescope della Nasa che, salvo ulteriori rinvii, dovrebbe essere lanciato nel 2020: potrà finalmente studiare l'atmosfera degli esopianeti più promettenti.
Ma il bottino raccolto da TESS farà gola anche al telescopio spaziale dell'ESA Ariel (Atmospheric Remote-sensing Infrared Exoplanet Large-survey), che sarà lanciato nel 2028: questo strumento studierà l'atmosfera di un migliaio di pianeti extrasolari, di dimensioni comprese tra quelle "gioviane" a quelle più simili alla Terra.