I lanci spaziali sono una faccenda complicata. Sono rischiosi, hanno costi faraonici e richiedono enormi quantità di carburante. Mai complicati, però, come un ascensore che colleghi la Terra allo Spazio, con un cavo lungo decine di migliaia di chilometri da usare come guida e traino per raggiungere una base scientifica, la Luna o per spedire satelliti e rifornimenti in orbita terrestre.
Versione tascabile. Un team giapponese dell'Università di Shizuoka sta per lanciare nello Spazio la prima versione di un prototipo che si avvicini - molto lontanamente - a una simile tecnologia: un modello in scala di elevatore spaziale, composto da due satelliti cubici di 10 cm per lato alle estremità e di un cavo di acciaio di 10 metri teso tra di essi. Una piccola scatola motorizzata si sposterà avanti e indietro lungo il traino, monitorata dalle telecamere all'interno dei satelliti.
Per gli ingegneri nipponici, che hanno fissato il lancio per l'11 settembre, si tratterà del primo tentativo al mondo di testare un elevatore in movimento nello Spazio.
Connessi. Si tratta comunque di un modello ancora molto lontano dall'elevatore celeste immaginato nel romanzo di Arthur C. Clarke Le fontane del Paradiso (1979): nel libro si narra di un ascensore spaziale agganciato alla cima di una montagna della fittizia isola equatoriale di Taprobane, che grazie a un cavo in carbonio purissimo possa trasportare in orbita carichi di ogni genere, con una frazione dell'energia richiesta da un razzo.
Sicuri che tenga? Idealmente, servirebbe proprio un cavo in nanotubi di carbonio - 20 volte più resistente dell'acciaio usato nel test - per sopportare la trazione di un impianto del genere: tuttavia, studi passati hanno dimostrato che basterebbe anche solo un atomo fuori posto per far venir meno persino la resistenza di questo materiale. Ed è solo uno degli ostacoli tecnici che ci separano, per esempio, da un montacarichi Terra-ISS (ultimamente avrebbe evitato diversi problemi).
Ottimisti. Nonostante tutto, i ricercatori dell'azienda di costruzioni giapponese Obayashi, che ha collaborato al progetto dell'Università di Shizuoka, pensano sia solo questione di tempo, e puntano a costruire un elevatore spaziale che possa portare turisti nello Spazio entro il 2050. L'idea è sfruttare nanotubi di carbonio per costruire una guida che si estenda nello Spazio, fino a 96.000 chilometri da Terra, un quarto della distanza Terra-Luna.