I fisici americani Robert Oppenheimer e Hartland Snyder formulano la teoria dei buchi neri. Nelle ultime fasi della sua vita la stella subisce un’inarrestabile contrazione, formando un risucchio che attrae al suo interno tutta la materia e la forza di attrazione è talmente potente che nemmeno più la luce riesce a uscire. La stella si è così spenta ma il vortice gravitazionale che ha lasciato dietro di sé morendo continuerà a inghiottire tutto ciò che lo circonda: è il buco nero.
Il buco nero più vicino alla terra fino ad ora conosciuto è il V4641Sgr che è riconoscibile per la sua attività di attrazione (durante la quale l’intensità dei raggi X emessi aumenta) della stella compagna e dista dalla terra 1600 anni luce, non pochi se si pensa che l’anno luce corrisponde a 9500 milardi di chilometri.
Nella foto, i resti dell’esplosione di una stella, fotografati dalla Nasa