Il cielo in uno schermo
Un'inedita visione agli infrarossi di uno degli oggetti celesti più conosciuti (ma solitamente fotografato nella luce visibile): M 104, meglio nota come Galassia Sombrero per la forma appiattita, qui in un'immagine composita del telescopio spaziale Spitzer.
Il colore rosato indica lo spesso anello di polveri spaziali che circonda l'oggetto celeste. Il fatto che il disco appaia leggermente deformato dipende, forse, dall'interazione gravitazionale con un'altra galassia, mentre le aree in cui il rosso appare più intenso mostrano le regioni di formazione stellare.
La Galassia Sombrero si trova a 28 milioni di anni luce di distanza da noi; al suo centro giace un gigantesco buco nero, che si pensa sia un miliardo di volte più massivo del Sole.
Foto: © NASA/JPL-Caltech/University of Arizona/STScI
Nel cuore della Nebulosa Laguna, a 5 mila anni luce da noi, in direzione della Costellazione del Sagittario, Hubble ha fotografato un paio di imponenti "tornado" spaziali, due strutture vorticose lunghi circa metà anno luce. Così come i più spettacolari tornado terrestri, queste imponenti colonne si sono presumibilmente formate a causa della differenza di temperatura tra la superficie bollente e l'interno freddo delle nubi di gas e polveri, sollecitate anche dalla pressione della radiazione di giovani stelle.
Foto: © A. Caulet ST-ECF, ESA, and NASA
Mille sfumature di Luna piena: questa foto è arrivata tra le finaliste del concorso Astronomy Photographer of the Year 2009, indetto dall'Osservatorio astronomico di Greenwich per premiare chi di notte non dorme per... contemplare il cielo.
In alcuni casi, come questo, l'Universo è servito da fonte di ispirazione per realizzare collage colorati con l'aiuto di Photoshop. Qui un "tubetto" di caramelle lunari, ottenuto a partire da una serie di scatti del nostro satellite, nel suo percorso celeste notturno.
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Foto: © © Helen Sotiriadis (www.flickr.com/photos/toomanytribbles/)
Somiglia a un gigantesco mostro marino, o a un grosso verme parassita, ma il brillio che la circonda non lascia molti dubbi: NGC 2264, anche chiamata Nebulosa Cono per la forma che assume se vista da Terra, è un imponente "pilastro" di polveri e gas situato a 2700 anni luce da noi.
L'immagine mostra la parte terminale di questa colonna celeste, originata dall'intensa attività di un ammasso di stelle in formazione: la porzione visibile nella foto misura circa 2,5 anni luce.
Tanto per restare in tema natalizio, la Nebulosa Cono è situata in un'area di cielo nella costellazione dell'Unicorno, caratterizzata dalla presenza di un ammasso di stelle blu disposte a triangolo, con il vertice verso sud; nell'emisfero australe, dove la stella più alta appare a nord, il gruppetto di astri è denominato ammasso Albero di Natale.
Foto: © NASA, Holland Ford (JHU), the ACS Science Team and ESA
Il bordo di un cratere a est del Tyrrhena Patera, un altopiano vulcanico di circa 2 chilometri di altezza situato nell'emisfero sud del Pianeta Rosso. La foto ci arriva da HiRISE (High Resolution Imaging Science Experiment), una pesante e sofisticata fotocamera installata sul Mars Reconnaissance Orbiter, studiata per osservare il suolo marziano con un dettaglio mai raggiunto finora.
Foto: © HiRISE
Una foto della super Luna che il 23 giugno 2013 ha tenuto gli astrofili di tutto il mondo con il naso all'insù. Quel giorno, il nostro satellite - nella fase di Luna piena - si trovava nel più vicino perigeo raggiunto quest'anno, ad appena (si fa per dire) 357 mila chilometri da noi. E a chi la ammirava da quaggiù è apparsa, complici le condizioni meteo favorevoli, sorprendentemente vicina e grande (anche se il nostro occhio non è in grado di apprezzare la differenza tra una super Luna e una normale Luna piena).
Qui la vediamo fotografata sopra al monumento a Washington, a Washington D.C. (USA).
Foto: © NASA/Bill Ingalls
Con i suoi 800 metri di diametro e circa 60 di profondità il cratere Victoria è uno degli "angoli" di Marte che desta particolare interesse tra gli scienziati della Nasa. Il rover Opportunity ha raggiunto il suo limitare nel settembre 2006, quando è approdato nella cosiddetta Duck Bay, una delle insenature che caratterizzano il bordo del cratere. Ne ha compiuto una parziale circumnavigazione, ricavato una mappa topografica e ha estratto da esso campioni di roccia, a caccia di testimonianze della passata presenza d'acqua sul Pianeta Rosso.
Tutto questo prima di risalire dal fondo della gigantesca "buca", diretto al cratere Endeavour, due anni dopo. Victoria è il nome di una delle navi dell'esploratore portoghese Ferdinando Magellano, la prima che riuscì a circumnavigare la Terra tra il 1519 e il 1522.
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Foto: © NASA/JPL-Caltech/University of Arizona/Cornell/Ohio State University
La nebulosa oscura vdB 142, conosciuta in inglese come "Elephant's Trunk" (proboscide di elefante), nella costellazione di Cefeo. Sembra catturare qualche cosa con la punta della proboscide. In realtà si tratta di radiazioni prodotte da giovani stelle. Il curioso oggetto celeste, che si trova vicino all'ammasso di nuovi astri IC 1396, a 3 mila anni luce da noi, è stato fotografato nel corso della competizione Astronomy Photographer of the Year 2012.
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Foto: © © Lóránd Fényes
Un singolo scatto a lunga esposizione, catturato nell'arco di 10 minuti, mostra la stellata mozzafiato sopra alla Horseshoe Bend ("ansa a ferro di cavallo"), un famoso meandro del fiume Colorado nello stato americano dell'Arizona.
Per immortalare le scie di stelle il fotografo Carl Jones ha preso come punti di riferimento la stella polare, sulla destra al di fuori dell'inquadratura, e l'equatore celeste (un cerchio immaginario che si ottiene ingrandendo al massimo l'equatore terrestre e proiettandolo sulla sfera celeste). Osservando meglio la foto si notano anche le scie degli astri che si specchiano nelle acque del fiume.
Foto: © c@rljones, Flickr
Una "farfalla spaziale" che ricorda certi addobbi delle feste: stiamo parlando di S106, una regione di formazione stellare a circa 2 mila anni luce dalla Terra. Responsabile di questa spettacolare nube dorata è la stella massiva IRS 4, nata circa 100 mila anni fa e visibile all'interno di un disco di polveri e gas di color rosso scuro vicino al centro dell'immagine.
I gas vicino ad S106 si comportano come una nebulosa ad emissione: emettono cioè luce dopo essere stati ionizzati; mentre quelli lontani riflettono la luce della stella centrale, comportandosi come una nebulosa a riflessione. Un'attenta analisi di immagini come questa ha permesso agli esperti di identificare centinaia di nane brune che si nascondono sotto le spesse coltri di gas della nebulosa.
Foto: © Photo credit: Grantecan S. A., Instituto de Astrofísica de Canarias- Daniel López
Una Luna così non l'avete mai vista. La cara vecchia Luna, pur essendo il corpo celeste più studiato dall'uomo, non finisce mai di stupirci. L'immagine qui sopra è la mappa gravitazionale della Luna realizzata dalle sonde gemelle Ebb e Flow lanciate nel settembre 2011 all'interno della missione GRAIL - Gravity Recovery and Interior Laboratory. Le zone rosse sono quelle dove la gravità è più intensa, le blu quelle dove è più debole.
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Foto: © Foto: © NASA/JPL-Caltech/MIT/GSFC
Quella che vedete potrebbe essere facilmente definita una sorta di larva spaziale. Meglio ancora, una protostella, ossia un "grumo" di gas e polveri interstellari che ha assunto una forma allungata per via di alcuni astri particolarmente caldi e brillanti (stelle di tipo O) che stanno erodendo, con potenti ventate di radiazioni ultraviolette, il guscio della giovane e promettente "collega".
Gli astri di cui stiamo parlando (collocati sulla destra in questa foto) fanno parte della cosiddetta associazione Cygnus OB2 che vanta complessivamente una massa pari a 30 mila volte quella solare. Per formarsi, la protostella dovrà lentamente rubare materiale alla nube di gas che la circonda. Ma il suo compito è reso più arduo dalle vicine, e invidiose rivali.
Foto: © NASA, ESA, the Hubble Heritage Team - STScI/AURA, and IPHAS
NGC 4710, una galassia a spirale situata a 65 milioni di anni luce da noi, è visibile di profilo da una prospettiva terrestre. Così, in questa foto a colori naturali scattata da Hubble, si può distinguere con chiarezza il nucleo di astri centrali (simili al "tuorlo" di un gigantesco uovo) dal disco piatto di polveri e gas che lo circonda.
Le bande scure al centro dell'immagine sono costituite da materiale grezzo - principalmente gas e polveri - per la formazione di futuri stelle e pianeti, mentre quella struttura eterea a forma di "x" al centro è dovuta al moto verticale delle stelle nella barra della galassia, ed è visibile solo quando una galassia è vista di taglio, come in questo caso.
Foto: © NASA, ESA, and P. Goudfrooij (STScI)
Galassie, galassie dappertutto: vecchie, giovani, a spirale, ellittiche, in collisione, frontali o di profilo. Sono le migliaia di protagoniste di questo squarcio di Universo nella costellazione della Fornace, la più profonda immagine del cosmo mai raccolta nello spettro della luce visibile. Un lavoro mastodontico frutto di mesi di fatica, realizzato dal telescopio Hubble nel corso di 800 esposizioni catturate in 400 orbite intorno alla Terra, dal settembre 2003 al gennaio 2004.
Si pensa che questa immagine contenga circa 10 mila galassie, un centinaio delle quali sono le più vecchie mai osservate, formatesi quando l'Universo aveva circa 800 milioni di anni.
Foto: © NASA, ESA, and S. Beckwith (STScI) and the HUDF Team
La galassia a spirale NGC 4217, un colosso di circa 80 mila anni luce di diametro situato a 56 milioni di anni luce dalla Terra. Questa meraviglia celeste si trova nella Costellazione dei Cani da Caccia insieme alla galassia "compare", la più famosa M 106. NGC 4217 è visibile di profilo, con una spessa linea di polveri stellari a dividerla.
Lo scatto fa parte della collezione Hubble's Hidden Treasures, un concorso dell'ESA nato per riportare alla luce gli scatti inediti più spettacolari del telescopio spaziale, rielaborati e processati da un team internazionale di astrofili.
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Foto: © NASA/ESA/Ralf Schoofs
Una veduta mozzafiato della galassia a spirale NGC 3432, situata nella costellazione del Leone Minore, a una distanza stimata di 48 milioni di anni luce da noi. Questo piccolo oggetto celeste, visibile di profilo da una prospettiva terrestre, è poco brillante e difficile da osservare con un comune telescopio.
Qui lo possiamo ammirare nel dettaglio grazie a una serie di scatti realizzati da Hubble, successivamente assemblati e processati per essere pubblicati nella collezione Hubble Hidden Treasures, le "perle celesti" meno conosciute avvistate da Hubble (qui le più belle).
Foto: © Judy Schmidt (geckzilla) Flickr
Una rosa spaziale? A prima vista, sì. Ma quello che sembrerebbe un delicato fiore celeste è in realtà una coppia di galassie in rotta di collisione. La più grande, una galassia a spirale conosciuta come UGC 1810, ha il disco deformato a forma di fiore a causa dell'attrazione gravitazionale della sua "compare", la galassia UGC 1813 (in basso nella foto, quasi a formare un "gambo").
L'oggetto celeste, conosciuto come Arp 273, è stato fotografato dalla Hubble Wide Field Camera 3 nel dicembre 2010, con tre filtri separati che colgono diverse porzioni dello spettro luminoso, dall'ultravioletto al blu, al rosso.
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Foto: © NASA, ESA, and the Hubble Heritage Team (STScI/AURA)
Se è vero che i buchi neri non si possono osservare direttamente, gli effetti della loro presenza non sono meno spettacolari. Quella che vedete è un'immagine composita della galassia 4C+29.30, a 850 milioni di anni luce dalla Terra, che si pensa nasconda, al centro, un buco nero supermassivo con una massa pari a 100 milioni di volte quella solare.
Le emissioni radio di questo "mostro" spaziale sono ben visibili sotto forma di getti di particelle in rosa, nei dati raccolti dai radiotelescopi del Very Large Array nel Nuovo Messico. In oro troviamo i dati nella lunghezza d'onda della luce visibile registrati da Hubble e in blu le informazioni ai raggi X individuate dall'osservatorio della Nasa Chandra: quest'ultimo colore rappresenta in particolare i gas scaldati a milioni di gradi di temperatura che stanno finendo risucchiati nelle "fauci" del buco nero.
Foto: © X-ray: NASA/CXC/SAO/A.Siemiginowska et al; Optical: NASA/STScI; Radio: NSF/NRAO/VLA
La cometa C/2007 Q3 Siding Spring, che qui vediamo stagliarsi nel cielo come un supereroe in una foto agli infrarossi del telescopio Wide-field Infrared Survey Explorer (WISE) della Nasa.
Foto: © NASA/JPL-Caltech/UCLA
Una piccola porzione della Nebulosa della Carena, una delle più grandi nursery stellari osservabili nella nostra galassia. Qui possiamo ammirare la cima di una colonna di idrogeno freddo e polveri stellari alta 3 anni luce che si erge dalla nebulosa.
A sollevare l'imponente pilastro è l'influenza delle brillanti stelle vicine ma anche i jet di gas emessi dai giovani astri che si stanno formando all'interno di questa regione.
Foto: © NASA, ESA, and M. Livio and the Hubble 20th Anniversary Team, STScI
Io, una delle lune di Giove nonché tra i corpi celesti più turbolenti del Sistema Solare, orbita intorno al suo pianeta di riferimento proiettando su di esso un'ombra quasi perfetta (il puntino nero visibile sulla sinistra nello scatto).
La foto dell'ombra - che ha più o meno le stesse dimensioni del satellite, 3640 chilometri di diametro - è stata immortalata nel 1996; le aree bianche visibili su Io corrispondono a regioni ricoperte di anidride solforosa congelata.
Su Giove sono invece ben riconoscibili le aree interessate dalla macchia rossa di Giove (appena sotto l'ombra di Io), la più violenta tempesta del Sistema Solare.
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Foto: © J. Spencer, Lowell Observatory, and NASA
Oltre mezzo milione di chilometri, quattro pianeti e una manciata di satelliti: il tutto in un unico scatto a colori naturali, il più bello e completo mai realizzato dalla sonda Cassini.
Il 19 luglio 2013, sfruttando la posizione favorevole di Saturno, posizionato proprio davanti al Sole, la sonda della Nasa e dell'Esa ha immortalato il pianeta con il suo sistema di anelli dalla distanza di 1,2 milioni di chilometri.
In questa foto ci siamo anche noi: la Terra è quel minuscolo puntino, grande appena un pixel, in basso a destra, accanto all'anello E, a 1,44 miliardi di chilometri da Cassini (clicca qui per ingrandire la foto.
Questo "cuore" spaziale, meglio conosciuto come NGC 1999, è una nebulosa a riflessione situata nella costellazione di Orione, a 1500 anni luce dalla Terra.
A differenza delle nebulose ad emissione, il cui colore proviene dalla ionizzazione degli atomi di gas presenti al loro interno, le nebulose a riflessione riflettono la luce di una stella vicina: in questo caso, quella di V380 Orionis, visibile sulla sinistra.
La foto è stata scattata dalla Wide Field Planetary Camera 2 del telescopio spaziale Hubble.
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Foto: © NASA/ESA and the Hubble Heritage Team STScI
Lla cometa ISON, annunciata più volte come cometa di Natale 2013, il cui viaggio temerario si è tristemente concluso, però, poco dopo il perielio.
Foto: © Damian Peach, www.damianpeach.com
Una gigantesca esplosione di plasma e altro materiale altamente energetico che sta avvenendo a circa 2 miliardi di anni luce da noi. La responsabile è una galassia ellittica (al centro in questa immagine) 1000 volte più massiva della Via Lattea, che ospita, al suo interno, un buco nero di 2,5 miliardi di masse solari.
3C 348, questo il nome della galassia, appare praticamente innocua se vista soltanto alla luce visibile del telescopio Hubble: ma osservandola attraverso il radiotelescopio Very Large Array, nel Nuovo Messico, gli astronomi hanno potuto vedere due enormi getti di plasma, particelle subatomiche e campi magnetici che emettono insieme quasi un miliardo di volte di onde radio in più rispetto al nostro Sole.