Lo spettrografo MUSE del VLT (Very Large Telescope, in Cile) ha permesso di osservare il bagliore di immensi ammassi di idrogeno. L'area indagata (vedi l'immagine qui sopra) è quella dell'Hubble Ultra Deep Field ma gli astronomi credono che lo stesso bagliore sia presente in tutto l'Universo.
Distante e antico. Guardando molto lontano è possibile per gli astronomi osservare luce partita miliardi di anni fa, quando il cosmo era molto più giovane. Proprio a questo mirava il team internazionale che ha puntato il MUSE verso il fazzoletto di cielo dell'Hubble Ultra Deep Field, alla ricerca della radiazione dell'idrogeno nell'Universo primordiale.
Nessuno si aspettava un bagliore così esteso. L'idrogeno è sì l'elemento più abbondante nel cosmo (è l'ingrediente principale delle stelle), ma il team di astronomi è rimasto sorpreso della sua diffusione. È infatti presente attorno a tutte le migliaia di galassie inquadrate.
Bagliore nel buio. «È una grande scoperta», ha dichiarato uno dei membri dell'equipe, Themiya Nanayakkara: «la prossima volta che guarderete un cielo notturno senza Luna e vedrete le stelle, immaginate il bagliore invisibile dell'idrogeno: il primo elemento costitutivo dell'Universo, che illumina l'intera volta celeste».


Questi dati saranno utili per conoscere i meccanismi di formazione galattica e per mappare la materia oscura. «Con queste osservazioni del MUSE stiamo ottenendo una visione completamente nuova dei "bozzoli" di gas diffuso che circondano le galassie nell'Universo primordiale», aggiunge il collega Philipp Richter.
Autografo. Distinguere l'idrogeno è stato possibile grazie alla radiazione Lyman. Quando l'elettrone dell'atomo di idrogeno passa a un orbitale più vicino al nucleo perde una precisa quantità di energia: emette quindi una radiazione dello spettro elettromagnetico che è come una firma luminosa. Gli spettrografi servono proprio a riconoscere queste firme e il MUSE è uno spettrografo estremamente preciso.
Tuttavia non è chiaro agli astronomi cosa inneschi il passaggio di orbitale nell'idrogeno di queste nubi spaziali. «Effettueremo misurazioni ancora più sensibili», si propone Lutz Wisotzki, coordinatore dello studio: «Vogliamo scoprire come questi vasti serbatoi cosmici di idrogeno atomico si siano distribuiti nello Spazio.»