Immagine della Lacatena montuosa, battezzata “montagne Voyager”, che segna esattamente l’equatore di Iapetus. Raggiunge un’altezza massima di circa 13.000 metri ed è ampia una ventina di chilometri.
Lo scorsa settimana la sonda Cassini ha effettuato un volo rasente (tecnicamente detto fly-by) ad una distanza di circa 1.600 km di una delle più misteriose lune di Saturno, Iapetus, riprendendo dei paesaggi stupefacenti.
Le immagini inviate a terra nel 1980 dalla sonda Voyager 2 mostravano che questo strano satellite ha una faccia scura e una molto più chiara. L’ipotesi più probabile, ma ancora tutta da confermare, per spiegare questa strana dicotomia è che del materiale scuro espulso dagli impatti verificatisi su altri satelliti saturniani, come Phoebe e Iperione, venga “spazzato” dalla faccia di Iapetus rivolta in direzione del senso del moto, provocando il suo annerimento, nello stesso modo in cui in una strada sterrata la polvere si accumula sul parabrezza di un’auto. Ma il recentissimo fly-by, anziché chiarire questo mistero, ha contribuito ad approfondirlo. Le immagini della Cassini, infatti, mostrano che i terreni scuri sono craterizzati nella stessa maniera di quelli chiari, a significare che ambedue sono molto antichi ed hanno grosso modo la stessa età. Il meccanismo che ha provocato questa marcata dicotomia chiaro-scuro sembra però essere molto più giovane, se non addirittura ancora in corso. Nessun cratere della parte scura, infatti, mette in evidenza il ghiaccio “fresco” sottostante e più chiaro. Su Iapetus, come sugli altri satelliti, dovrebbero infatti essere presenti anche crateri relativamente giovani, con età dell’ordine dei milioni o delle centinaia di migliaia di anni. Il fatto che nessun cratere dell’emisfero scuro appaia di formazione recente, sta a significare che questi devono essere stati ricoperti da un ancora misterioso processo di “ricopertura della superficie” da parte di questa polvere scura, rendendoli indistinguibili dalle simili formazioni più antiche.
Le immagini della Cassini, in cui sono visibili particolari di poche decine di metri, mostrano un paesaggio mai visto in precedenza su un corpo del Sistema Solare. Ognuna di esse ha il suo fascino: dalla catena montuosa che si innalza in corrispondenza dell’equatore del satellite, dandogli la forma di un’enorme noce, ai terreni saturati da crateri da impatto di tutte le dimensioni, alle regioni di transizione tra l’emisfero scuro e quello chiaro, in cui il terreno appare ricoperto da quelli che sembrano essere dei vastissimi campi di neve, costellati da macchie scurissime di varie forme e dimensioni.
Oltre alle immagini, gli strumenti della Cassini hanno anche effettuato delle osservazioni spettroscopiche che, una volta analizzate, permetteranno di determinare la composizione del materiale presente sulla superficie di questo stranissimo satellite e forse aiuteranno a svelare il mistero delle sue diverse facce.