Di Venere sappiamo che ha dimensioni simili alla Terra e una densa atmosfera irrespirabile, che vi sono temperature infernali e venti di una potenza inimmagibile sul nostro pianeta: adesso sappiamo, con ragionevole certezza, che vi sono anche vulcani attivi. Lo sostengono alcuni ricercatori della Universities Space Research Association (USRA, Stati Uniti) con uno studio nel quale affermano che vi è un indizio inequivocabile che fa pensare a un pianeta attivo anche ai nostri giorni, rivelato da esperimenti su cristalli di olivina, un minerale presente in vari tipi di rocce vulcaniche, soprattutto basalti.
I ricercatori hanno ricostruito in laboratorio un ambiente per simulare le condizioni sulla superficie di Venere, con temperature di 470 °C e pressioni 90 volte quelle sulla Terra al livello del mare, e lasciato in quella Venere artificiale vari minerali di olivina per studiarne le trasformazioni. In pochi giorni, in quelle condizioni, l'olivina si è rivestita di ematite, un minerale nero-rossastro, a dimostrazione del fatto che l'olivina non dura a lungo su quel pianeta.
Ma la missione dell'ESA Venus Express, che studiò il pianeta dal 2006 al 2014, rilevò invece grandi quantità di olivina: da questo, i ricercatori hanno dedotto che l'olivina doveva essere stata depositata forse proprio durante i sorvoli della Venus Express, altrimenti si sarebbe già alterata in ematite.
Merita una visita. Justin Filiberto, coordinatore della ricerca, afferma che «se Venere fosse veramente geologicamente attivo, solo per questo meriterebbe una visita, per cercare di comprendere la sua struttura e anche di capire perché pianeti come Venere e Terra hanno un vulcanismo attivo, mentre non ce l'ha Marte».
Se i risultati dello studio sono corretti, Venere sarebbe l'unico altro pianeta nel Sistema Solare (oltre alla Terra) con vulcani attivi, a parte IO, un satellite di Giove. Che Venere potesse avere ancora oggi un'attività vulcanica era già stato ipotizzato nel 2015, quando vennero mappate le emissioni termiche dalla superficie, sempre utilizzando i dati della missione Venus Express. All'epoca Hakan Svedhem, scienziato del progetto Venus Express dell'ESA, dichiarò che i dati facevano includere Venere nella ristretta cerchia dei pianeti vulcanicamente attivi del Sistema Solare: il nuovo studio è una conferma di quell'ipotesi.