Spazio

I "ragni" di Marte sono stati riprodotti per la prima volta in laboratorio

Le figure a forma di ragni che il cervello crede di riconoscere su Marte sono state ricreate sulla Terra dalla NASA per capire meglio la loro origine.

Ricordate le strutture a forma di ragni che, per un inganno della mente (la pareidolia!), siamo convinti di distinguere nelle foto inviate a Terra dalle sonde in orbita attorno a Marte? Dopo tanta fatica e innumerevoli tentativi, gli scienziati della NASA sono riusciti a riprodurli in laboratorio, con l'obiettivo di capire meglio come si formano.

Il modello di Kieffer. L'ipotesi prevalente è che a creare queste conformazioni sia un fenomeno stagionale legato al riscaldamento della superficie di Marte. In base a questo modello - detto di Kieffer in onore del geofisico scienziato che lo propose nel 2007 - durante la primavera marziana la luce solare penetra nella lastra traslucida di ghiaccio di anidride carbonica accumulata durante l'inverno sul suolo del Pianeta Rosso, riscaldando la regolite al di sotto di essa.

Il calore fa sublimare (cioè passare direttamente dallo stato solido a quello aeriforme) lo strato di ghiaccio alla base e la pressione del gas accumulato apre spaccature nella lastra ghiacciata spessa anche un metro. Fuoriuscendo, il gas trascina con sé con una specie di geyser un flusso di polvere e sabbia scure dal sottosuolo, che si deposita sulla superficie del ghiaccio. Ecco che questa "sporcizia" disegna, nelle spaccature del ghiaccio, i famosi "ragni marziani".

Sulla Terra, come su Marte. Per capire se i ragni su Marte continuino a formarsi ancora oggi o se invece siano un residuo di passati fenomeni geologici, gli scienziati del Jet Propulsion Laboratory della NASA hanno provato a ricrearli in laboratorio utilizzando il Dirty Under-vacuum Simulation Testbed for Icy Environments (DUSTIE), un apparato grande come una botte pensato apposta per simulare le condizioni di pressione atmosferica estremamente bassa e le temperature fino a -185° °C presenti su Marte.

Gli scienziati hanno introdotto nel simulatore una replica del suolo di Marte, e hanno pompato all'interno anidride carbonica sotto forma di gas per farla poi condensare in uno spesso strato di ghiaccio. A questo punto il ghiaccio è stato riscaldato da sotto, come si pensa avvenga su Marte dopo che i raggi del Sole hanno attraversato la lastra e la radiazione termica è rimasta intrappolata. Dopo vari tentativi per ottenere un ghiaccio del giusto spessore, anche nei laboratori della NASA il gas sublimato ha rotto lo strato superiore di ghiaccio, sparando in aria pennacchi scuri di regolite.

Kieffer aveva ragione (o quasi). L'esito dei test ha quindi confermato il modello di Kieffer, con una variante: le spaccature create in laboratorio sembrerebbero essere state causate dalla sublimazione del ghiaccio interstiziale presente all'interno dello strato di regolite di Marte, e non nel lastrone di ghiaccio superiore.

14 settembre 2024 Elisabetta Intini
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