Il Telescopio Spaziale “Hubble”, proprio nel corso dell’Anno Internazionale dell’Astronomia, ha iniziato una seconda giovinezza grazie alle operazioni di manutenzione effettuate nel maggio scorso dagli astronauti della missione STS-125 condotta dallo shuttle ‘Atlantis’ e della durata di 14 giorni. Il lavoro è risultato molto complesso, in quanto è stato necessario sostituire due strumenti e riparare gli altri due di cui è dotato l’osservatorio orbitante. [Vedi le prime foto inviate dal telescopio]
I nuovi strumenti sono la Wide Field Camera 3 (WFC3) ed il Cosmic Origin Spectrograph (COS). Si tratta di due gioielli della tecnologia astronomica realizzati secondo i più moderni criteri. Gli altri due strumenti di cui è dotato il Telescopio Spaziale, l’Advanced Camera for Surveys (ACS) e lo Space Telescope Imaging Spectrograph (STIS), grazie alla sostituzione di alcuni componenti elettronici, hanno recuperato la piena operatività.
Il lavoro di messa a punto e calibrazione dei nuovi strumenti è stato lungo e laborioso, ma pochi giorni fa sono state pubblicate le prime immagini ottenute con i nuovi sensori che sono a dir poco eccezionali. Qui di seguito un breve campionario.
Immagini dell’ammasso globulare Omega Centauri, a sinistra ripreso nel 2002 con la vecchia camera, a destra con la nuova WFC3. La differenza è impressionante!
Il Quintetto di Stephan in un’immagine senza precedenti per i dettagli. Si tratta di un gruppo di quattro galassie legate dalla reciproca gravità che distano da noi circa 300 milioni di anni luce. La galassia in basso a sinistra non appartiene al sistema. (Vedi post del 13 luglio 2009).
Confronto fra le immagini della nebulosa Butterfly (Farfalla), distante 3.800 anni luce, riprese dal Telescopio Spaziale con la vecchia (sinistra) e con la nuova (destra) camera.
Immagine della nebulosa Carina, distante 7.500 anni luce, ripresa dalla nuova camera WFC3.
Il Telescopio Spaziale “Hubble” fu messo in orbita nell’aprile 1990, ma quando inviò a terra le prime immagini la delusione fu grande. A causa di un errore nella lavorazione dello specchio principale, queste apparivano completamente sfocate. Soltanto nel dicembre 1993, grazie ad un intervento straordinario degli astronauti dello shuttle ‘Endeavour’, furono applicate delle lenti correttrici al telescopio che hanno permesso di recuperare a pieno le potenzialità dello strumento.
La STS-125 è stata la quarta missione dedicata alla manutenzione del Telescopio Spaziale, e molto probabilmente sarà l’ultima, in attesa dell’entrata in funzione nel 2014 del Jame Webb Space Telescope (JWST), uno strumento dotato di uno specchio da 6,5 metri di diametro che ci permetterà di spingere lo sguardo sino ai confini dell’Universo.