Negli ultimi giorni la sonda Hayabusa 2, dell’Agenzia Spaziale Giapponese ha raggiunto il punto (finora) più vicino all'asteroide Ryugu. Durante un esperimento finalizzato a misurare il campo gravitazionale dell’asteroide, la navicella si è tuffata fino a meno di 1.000 metri dalla sua superficie, cogliendo durante il tragitto l'occasione di catturare immagini di grande interesse scientifico.
La manovra – molto delicata, perché anche il minimo errore avrebbe potuto far precipitare la sonda sull’asteroide – è iniziata con una discesa alla velocità di 40 centimetri al secondo (1,44 Km/h).
Giunta a 6.000 metri dall'asteroide, la velocità di discesa è stata ridotta a 8,5 centimetri al secondo. Quindi è iniziata la fase di caduta libera, indispensabile per misurare l'accelerazione con cui la sonda veniva attratta dall'asteroide Ryugu, e calcolare di conseguenza la gravità di quest'ultimo.
Dopo aver raggiunto, all’1:10 ora italiana dello scorso 7 agosto, la quota minima prevista (851 metri dall'asteroide) la sonda Hayabusa è stata fatta risalire verso un’orbita più sicura, raggiungendo qualche ora più tardi i 20 chilometri di quota.
Fotografie e calibrazioni. Oltre a realizzare il suo reportage fotografico (con immagini che hanno consentito di apprezzare oggetti fino a 10 metri di lato), durante la manovra Hayabusa ha potuto calibrare gli strumenti in vista della fase successiva della missione, cioè per il momento in cui si poserà sulla superficie dell'asteroide per raccogliere campioni di suolo da riportare a Terra. Sarà preceduta da rover robotizzati che, con i loro strumenti, dovranno raccogliere informazioni su quello che risulta uno degli oggetti più antichi del sistema solare.